Si è tenuta questa mattina, al Tribunale di Vibo Valentia, una cerimonia di saluto al procuratore capo Mario Spagnuolo che ha lasciato Vibo per prendere servizio presso la Procura di Cosenza. Alla cerimonia hanno preso parte numerose autorità civili, militari e religiose, personale del Tribunale di Vibo Valentia, avvocati, magistrati, esponenti della società civile. Una cerimonia in cui non sono mancati momenti intensi quando da più parti, è stato rimarcato il valore dell’operato di Spagnuolo alla guida degli uffici giudiziari vibonesi e sono stati ripercorsi gli otto anni del suo mandato.


Intensità alla quale non si è sottratto neppure il diretto interessato che ha ascoltato con visibile emozione le parole proferite al suo indirizzo dal vescovo Luigi Renzo, dal sindaco di Vibo Elio Costa, dal presidente dell’Ordine provinciale degli avvocati Antonio Pontoriero, dal presidente del Libero foro Marcello Colloca, dal presidente della Camera penale Mario Bagnato, dal già presidente del Tribunale Roberto Lucisano, dalla presidente della sezione penale Lucia Monaco, dal presidente del Tribunale Alberto Filardo, da Paola Prestinenzi in rappresentanza dei Vice procuratori onorari, dal sostituto procuratore Barbara Buonanno, dalla responsabile della segreteria amministrativa Teresa Valentini.

 

Quindi la volta di Spagnuolo che, nel suo intervento, ha avuto una parola di ringraziamento per quanti lo hanno, a vario titolo, affiancato negli anni alla guida della Procura, non prima di tracciare un suo personale resoconto. «Anche per me è arrivato il tempo di andare - ha detto -, e continuare un lungo viaggio che mi porterà ad “Itaca” e poi chissà dove». Un viaggio che ha fatto tappa a Vibo per otto anni, nei quali, ha aggiunto, «ho cercato un confronto aperto e un dialogo costante con le autorità civili, militari, religiose, con il mondo della autonomie locali. Ci sono, nella società vibonese - ha affermato -, germogli preziosi la cui crescita si ha il dovere di favorire: le persone che animano eventi culturali di assoluto rilievo; il mondo dell’associazionismo; il mondo della scuola, vera e propria élite nel senso “gramsciano” del termine».


Poi i saluti «agli amici del circolo del tennis, che hanno alleviato la malinconia di molte serate lontano dagli affetti più cari; al Foro vibonese e tutti gli esponenti degli ordini professionali presenti; alle forze dell’ordine, spesso rimaste in ombra; ai componenti delle sezioni di Polizia giudiziaria della Procura che, seppure in pochi, hanno affrontato indagini complesse con esiti felici, sviluppando professionalità eccellenti; ai carabinieri della mia scorta, con loro ho trascorso momenti difficili, ma molti altri me li hanno evitati».

 

Continua a leggere su Ilvibonese