Un discorso «complesso» quello dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio, grimaldello, un tempo, per venire a conoscenza di sistemi corrotti soprattutto all’interno degli enti pubblici, e per disvelare reati anche più gravi come corruzione o concussione.
Poniamo – al margine di un seminario all’Università Magna Graecia di Catanzaro – la domanda sui riflessi che questa riforma produrrà, soprattutto sul controllo dell’attività amministrativa, al procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio, di recente segnalato dalla Quinta commissione del Csm come prossimo procuratore della Distrettuale di Catanzaro.
«Una notizia di reato per una fattispecie penale di una certa rilevanza – in tema di reati contro la pubblica amministrazione – difficilmente è originata e nasce come ipotesi di reato grave: per esempio la corruzione, la concussione o il traffico di influenze. Normalmente la polizia giudiziaria traeva spunto – spiega Curcio – sempre dall’ipotesi della sussistenza di un atto amministrativo illegittimo. Per cui il pubblico ministero, attraverso l’iscrizione di un procedimento penale di reato d’abuso d’ufficio, creava l’abbrivio per un’attività investigativa mirata su quella singola vicenda e da lì poi si poteva arrivare ad altri reati…».

«Meno attenzione su una certa attività amministrativa»

Ma venuto meno questo presupposto – ovvero dare il via alle indagini partendo da una ipotesi di abuso d’ufficio – «non è infondato il retropensiero – ammette il magistrato – che queste informative per reati contro la pubblica amministrazione, inevitabilmente avranno una caduta verso il basso. Ci saranno meno informative di reato, meno attenzione su una certa attività amministrativa. Il che porta, praticamente, anche la polizia giudiziaria a una certa inerzia. Salvo, ovviamente, che a denunciare e ad accendere i riflettori su determinate vicende amministrative non siano i singoli cittadini o coloro che sono danneggiati da certi atti amministrativi. Ma sicuramente una ricaduta negativa in termini di formalizzazione di segnalazioni di reato per reati contro la pubblica amministrazione ci sarà».

Riforma Nordio: «Si rischia la paralisi»

La riforma Nordio ha portato anche altri cambiamenti come, per esempio, il fatto che a firmare una ordinanza di misure cautelari dovranno essere tre giudici e non uno come avviene oggi.
«Alcune innovazioni procedurali creeranno sicuramente degli scompensi – dice Curcio – se non saranno accompagnate dalla rivisitazione di alcune premesse essenziali. Mi riferisco, per esempio, alla pianta organica dei magistrati». Differita di un biennio l’entrata in vigore della misura cautelare collegiale, su questo tema il procuratore riporta l’esempio della pianta organica dei giudici nel Tribunale di Lamezia Terme «che è composta da sei magistrati, compresi i gip. È facile comprendere – afferma Curcio – che col sistema delle incompatibilità si arriverà magari all’adozione di una misura cautelare ma poi non si potrà fare il processo perché i giudici saranno tutti incompatibili». Situazioni che il procuratore definisce «limite, paradosso» e che vanno «affrontate e risolte prima dell’entrata in vigore della norma altrimenti si rischia la paralisi di tutto». Sempre in tema di riforme, spiega Curcio, che «informare preventivamente un soggetto, di cui si ritiene la pericolosità sociale, che nei suoi confronti ci sono delle indagini e che il giudice lo dovrà interrogare per decidere se mandarlo o meno in prigione mi sembra un po’ un fuor d’opera, per lo meno in certi contesti ambientali e sociali dove un certo tipo di criminalità è più presente rispetto ad altre latitudini».