VIDEO | Alle “giornate di Scienza, Cultura e Giustizia” in corso all’Istituto italiano di criminologia, la presentazione della fiction interpretata da Beppe Fiorello e ispirata alla vita dell’ex meccanico navale
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Gianfranco Franciosi, il primo infiltrato civile nei narcos, è stato il protagonista del secondo appuntamento delle “Giornate di Scienza, Cultura e Giustizia” promosse dall’Istituto Italiano di Criminologia di Vibo Valentia. In mattinata l’incontro con gli studenti, alla presenza del rettore dell’Istituto Vibonese Saverio Fortunato, della dirigente scolastica dell’istituto “Piria” di Rosarno Mariarosaria Russo e del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo.
La fiction "Gli orologi del diavolo"
Ed è stato proprio il capo della Procura di Vibo a consegnare a Gianfranco Franciosi una targa di riconoscimento. «Uomo onesto e coraggioso, reale protagonista della storia raccontata nella fiction “Gli orologi del diavolo”», la serie televisiva tratta dall’omonimo libro e interpretata da Beppe Fiorello, che andrà in onda dal 26 ottobre su Rai Uno.
«I ragazzi, il mio premio sociale»
Ai laureandi vibonesi, l’ex meccanico navale ha raccontato la sua straordinaria vita. La storia di un uomo che con la sua collaborazione con la Polizia, ha consentito di sgominare una delle più potenti organizzazioni di trafficanti di droga al mondo ma prima è stato costretto a vivere in stretto contatto con loro, anche in sud America, a farsi otto mesi in un carcere francese. Oggi vive sotto protezione in un località segreta, ma non rinuncia ad incontrare i ragazzi. 13 mila ne ha incontrati lo scorso anno: «I ragazzi sono il mio premio sociale, loro rappresentano lo Stato ed io credo nello Stato».
«Quel giorno in cui temetti di morire»
Perché la sua, è la storia di un uomo che nel 2000 ha scelto senza ma e senza se, da che parte stare. Una scelta di vita difficile che ha affrontato con coraggio e determinazione. Non senza paura: «Ci fu un momento in cui ho temuto di morire, fu durante l’ operazione Albatros che portò al sequestro di 12.600 chili di cocaina e 720 milioni di euro, quel giorno ho avuto davvero paura».
Testimoni di giustizia più "liberi"
Ma la sua è una battaglia anche per il riconoscimento dei diritti dei testimoni di giustizia. «La mia esperienza – ha spiegato – sarà utilizzata dal Ministero degli Interni che dal prossimo anno applicherà un nuovo sistema di protezione che non consiste più nell’uso di autovetture blindate, ma nel passare inosservati. Essere protetti sì, ma senza dare nell’occhio. Basta sirene e basta persone armate accanto con il passamontagna».