Tra gli indagati anche Sebastiano Romeo. Contestato anche il reato di associazione a delinquere
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Associazione per delinquere. È questa l'accusa contestata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, tra gli altri, a Nicola Adamo, all'ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, a Vincenzo Sculco e a Sebastiano Romeo tra gli indagati del maxi blitz perché «agendo d'intesa tra loro, ricoprendo ciascuno di essi un preciso compito si associavano al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione».
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Secondo quanto ricostruito dalla Dda e accolto nella ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip, Antonio Battaglia, tra i reati contestati ci sono turbativa libera di incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso d'ufficio nonché reati elettorali «in relazione alla necessità di implementare una intesa politica - si legge nelle carte dell'inchiesta - volta ad accrescere il peso specifico dei soggetti politici nel Consiglio regionale della Calabria, nei Consigli provinciali e nei Consigli comunali e in particolare quello di Crotone».
L'intesa sarebbe maturata «attraverso una serie di riunioni programmatiche tenutesi tra l'altro in uffici riservati della Regione nonché nel corso di incontri conviviali» tra gli odierni indagati e, in particolare, tra l'aprile e l'ottobre del 2017 e poi il 21 settembre del 2018 durante i quali «elaboravano e attuavano un accordo con Vincenzo Sculco, leader della formazione politica i Demokratici, personaggio influente sul territorio della provincia di Crotone, che avrebbe appoggiato la formazione politica riconducibile a Mario Oliverio, ex presidente della Giunta regionale della Calabria facendo convogliare un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale in occasione delle elezioni regionali tra il 2019 e il 2020 in cambio dell'appoggio della candidatura di Flora Sculco, figlia di Vincenzo che si sarebbe candidata quale consigliere regionale».
Allo stesso modo «Sebastiano Romeo, consigliere regionale di Reggio Calabria avrebbe sostenuto Oliverio» e l'accordo avrebbe comportato «nel dettaglio al di là dell'apparantamento politico la commissione di una sequela indeterminata di reati funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni di matrice esclusivamente clientelare in enti pubblici nella prospettiva di ottenere il voto nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbe assicurati appoggio elettorale».