I togati Brigida Cavasino e Gilda Romano non autorizzate ad astenersi dalla celebrazione del maxiprocesso
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Decisione a “sorpresa” del presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Antonino Di Matteo. Nonostante nella scorsa udienza del maxiprocesso Rinascita Scott la presidente del Collegio, Brigida Cavasino, ed il giudice a latere Gilda Romano, avessero annunciato di aver presentato una nuova richiesta di astensione dal maxiprocesso ritenendosi i due magistrati incompatibili e non in posizione di terzietà nel giudicare gli imputati dopo la sentenza emessa dagli stessi nel processo denominato “Nemea-Rinascita Scott”, il presidente del Tribunale Di Matteo ha rigettato la loro richiesta. Continueranno dunque a celebrare il maxiprocesso Rinascita Scott i due magistrati (la dottoressa Gilda Romano aveva presentato richiesta di astensione per tutti gli imputati, la collega Cavasino nei confronti di tre imputati) non avendo il presidente Di Matteo ravvisato motivi per accogliere la loro richiesta di astensione.
Ricordiamo che analoga richiesta di astensione era stata respinta dallo stesso presidente in precedenza in ordine alla posizione dell’imputato Giuseppe Accorinti ed analogamente aveva fatto poi la Corte d’Appello presieduta dal giudice De Franco. La Cassazione ha però bocciato tali decisioni rinviando ad una nuova sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame. Corte d’Appello che nelle scorse settimane ha quindi accolto la ricusazione dell’imputato Giuseppe Accorinti stabilendo che sullo stesso i due giudici avessero già espresso un giudizio di colpevolezza nella sentenza “Nemea- Rinascita Scott” che riguardava il clan Soriano di Filandari.
La Corte d’Appello ha altresì dichiarato l’inefficacia di tutti gli atti a contenuto probatorio emersi contro Giuseppe Accorinti raccolti dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo presieduto dal giudice Brigida Cavasino e con a latere la dottoressa Gilda Romano. Da qui lo stralcio della posizione di Giuseppe Accorinti dal maxiprocesso deciso nella scorsa udienza dal Tribunale collegiale di Vibo. Per Accorinti, quindi, dovrà nuovamente iniziare l’intera attività dibattimentale dinanzi ad un nuovo Collegio.
La ricusazione di Luigi Mancuso
La decisione del presidente del Tribunale di Vibo, Antonino Di Matteo, rischia di complicare di fatto alcuni prossimi avvenimenti. Dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro pende infatti altra ricusazione presentata dall’imputato Luigi Mancuso dopo un annullamento con rinvio deciso – anche in questo caso – dalla Cassazione. Probabile una decisione della Corte d’Appello di Catanzaro analoga a quella presa per Giuseppe Accorinti. In tale caso, anche la posizione di Luigi Mancuso andrebbe stralciata dal maxiprocesso essendo i due giudici (Cavasino e Romano) incompatibili a giudicarlo, essendosi già occupati della sua figura nella sentenza Nemea-Rinascita Scott.
È chiaro, invece, che se il presidente del Tribunale di Vibo, Antonino Di Matteo, avesse accolto la nuova richiesta di astensione presentata dai due giudici del Tribunale collegiale di Vibo (Cavasino e Romano) – nominando due nuovi giudici al loro posto e facendo salva tutta l’attività istruttoria sin qui compiuta – , avrebbe di fatto “paralizzato” gli effetti della ricusazione di Luigi Mancuso che – con due nuovi togati – non avrebbe avuto più alcuna ragione di lamentare la presenza di due giudici (Cavasino e Romano) non super partes nei suoi confronti.
Possibili ulteriori conseguenze
La decisione odierna di respingere la richiesta di astensione dei due giudici espone l’intero maxiprocesso a future dichiarazioni di inefficacia in ordine a diverse posizioni. E’ vero infatti che la Corte d’Appello di Catanzaro si è pronunciata sinora solo su Giuseppe Accorinti e a giorni dovrà decidere per Luigi Mancuso, ma è pur vero che il reato di associazione mafiosa è un reato a “concorso necessario” ed alla stragrande maggioranza degli imputati viene mosso proprio il reato di associazione mafiosa. Non a caso, i due giudici Cavasino e Romano avevano chiesto per la seconda volta di essere autorizzate ad astenersi. Ma anche questa volta la loro richiesta è stata rigettata. Si va avanti, dunque, con il medesimo Collegio. In attesa delle decisioni della Corte d’Appello di Catanzaro.