VIDEO | Così scriveva sul suo profilo facebook il 32enne fra le vittime dell'espolosione in una cascina dell'Alessandrino. Una morte che lascia sgomenti e increduli una regione e un'Italia intera
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«Il pompiere paura non ne ha…»: era l’8 novembre 2017, appena due anni fa. Scriveva così sul suo profilo facebook Antonino Candido, per tutti Nino. E già, perché Nino non ne aveva paura, non ne ha avuta neppure quando è intervenuto nell’inferno di fuoco divampato nella cascina a Quargnento, in provincia di Alessandria.
Insieme a Nino, che era originario di Reggio Calabria, sono rimasti uccisi dal crollo dell’edificio altri due vigili del fuoco. Matteo Gastaldo, 47 anni originario di Albenga e residente a Gavi, e Marco Triches, 36 anni, papà di un bambino di pochi anni e anche lui originario di Albenga.
Era giovanissimo Nino, aveva 32 anni, un diploma all’istituto per Geometri della città dello Stretto, un passato nell’esercito, il basket e i tatuaggi tra le sue passioni. Fin dal 2006 ha svolto servizio al Comando di Reggio Calabria come volontario. Nel settembre 2017, essendo stato assunto, aveva coronato il sogno della sua vita, quello di fare lo stesso mestiere del padre Angelo capo reparto dei Vigili del fuoco in servizio al distaccamento aeroportuale di Reggio Calabria. Una divisa che portava con orgoglio, una missione più che un lavoro, un amore incondizionato come quello per la sua Elena, con la quale si era sposato nel settembre 2018. Poco più di un anno fa. Tantissime le foto sui loro profili social, i loro volti sorridenti, la giovinezza e la spensieratezza nei loro occhi. Difficile credere che oggi Nino non ci sia più, difficile credere che i suoi sogni e il suo sorriso siano stati spezzati per sempre, difficile credere che Nino non tornerà più a casa come faceva tutti i giorni, come scriveva anche sotto un post della sua giovane moglie “Ci vediamo a casa”.
E poi quel post che oggi risuona come un terribile presagio. «Quanto vale la vita di un vigile del fuoco? Lavoriamo in silenzio e abbiamo imparato a morire senza troppo rumore»: un post che Nino pubblicava il 12 giugno. E Nino è morto indossando quella divisa che amava così tanto.
Mentre Reggio, la Calabria e l’Italia intera piangono tre giovani vite spezzate, un’indagine ora dovrà chiarire i contorni di questa tragica vicenda. Collegati ad alcune bombole inesplose nella cascina sono stati rinvenuti dei fili elettrici e una scatoletta che potrebbe essere un timer.
«Tutto ci fa pensare che l'esplosione sia stata voluta e deliberatamente determinata» - ha detto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri dopo il sopralluogo nella cascina. «Dagli elementi che abbiamo acquisito - ha aggiunto - pensiamo sia un fatto doloso».