Le ultime flebili speranze di uscire dalle sabbie mobili del tracollo finanziario sono legate a una serie di giudizi ancora pendenti. La Regione però ha già vinto in Appello e Cassazione un'altra causa milionaria che rappresentava la principale opportunità di evitare il crack (ASCOLTA L'AUDIO)
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A pagare il prezzo più alto con ogni probabilità saranno dipendenti, fornitori e l’erario. Potrebbero infatti non rivedere più il becco di un quattrino, ora che il piano concordatario si avvia verso il pericoloso giro di boa della disfatta. Il timore è reso più che manifesto nell’ultima relazione redatta dal commissario liquidatore, Andrea Bonifacio, colui il quale è rimasto negli ultimi anni al capezzale della già deceduta Fondazione Campanella, l’ex polo oncologico catanzarese colato a picco il 6 ottobre del 2014, affondato assieme ad una enorme zavorra di debiti.
Passivo monstre
L’ex struttura sanitaria – che per anni ha operato all’interno del policlinico e divenuto luogo privilegiato di sepoltura per parecchia polvere contabile – vanta oggi una massa passiva che sfiora i 100 milioni di euro. Debiti, appunto, maturati nei confronti di ex fornitori, per giudizi passati in giudicato e nei confronti di ex dipendenti che dal giorno della messa in liquidazione non hanno mai visto un centesimo per stipendi arretrati e trattamenti di fine rapporto.
Crediti polverizzati
La possibilità, infatti, di sbloccare quelle somme è legata a filo doppio al buon esito delle cause intentate dal commissario liquidatore, alcune delle quali schiantate contro sentenze sfavorevoli che hanno avuto come unico effetto quello di far lievitare la massa debitoria. È accaduto nel giudizio promosso contro la Regione Calabria che in primo grado era stata condannata al pagamento di 81 milioni di euro, sentenza poi stravolta in Appello e in Cassazione con la condanna della Fondazione Campanella al pagamento delle spese legali, altri 55mila euro.
Fuoco di fila
Nel frattempo però, lo spettro dell’ex polo oncologico è divenuto oggetto di ulteriori “attenzioni” da parte degli ex dipendenti per cause di lavoro scaturite da impugnative del licenziamento e richieste di pagamento di emolumenti, di ex pazienti che hanno intentato cause per responsabilità medica, è stato raggiunto da pretese creditorie di ex manager e ulteriori richieste di somme da parte dell’università Magna Grecia. La massa passiva è così cresciuta ad oltre 98 milioni (98.757.843 per la precisione). Ancora da morta, Fondazione Campanella continua ad assolvere alla sua funzione sociale.
Salta il piano
Si avvia, dunque, verso il fallimento anche il piano concordatario redatto dal liquidatore. Che senza troppi giri di parole ammette l’insuccesso. «L’esito negativo di tali giudizi è tale da compromettere seriamente, ormai irrimediabilmente la riuscita del piano concordatario» scrive nell’ultima relazione. Le ultime flebili speranze restano, tuttavia, ancorate ad una serie di giudizi ancora pendenti; innanzitutto, ai due instaurati contro la Regione Calabria.
Le consorelle
La prima vede tra i citati anche l’azienda ospedaliera Mater Domini e l’università Magna Grecia per la refusione dei costi di gestione sostenuti per il mantenimento delle unità operative non oncologiche dal gennaio 2012 all’agosto 2014 per un importo di 38 milioni di euro, l’udienza è stata aggiornata a dicembre 2023. La seconda causa milionaria è stata, invece, intentata solo contro la Regione Calabria, accusata di essere la responsabile del dissesto della fondazione, avvenuto per asfissia finanziaria.
Asfissia finanziaria
L’ente pubblico, tra i soci fondatori dell’ex polo oncologico, non avrebbe erogato congrue risorse finanziarie a cui era obbligata per statuto e avrebbe poi ritardato la messa in liquidazione, opponendosi ai solleciti all’epoca giunti dagli organi di vertice della fondazione. La richiesta risarcitoria è stata fatta coincidere con il passivo, oltre all’inadempimento dell’obbligo contributivo previsto nello statuto: 100 milioni di euro. L’udienza è stata aggiornata ad aprile 2023.
Decreti ingiuntivi
A corollario vi sono poi altri crediti minori per i quali il liquidatore è riuscito ad ottenere i decreti ingiuntivi nei confronti dell’Asp di Crotone (121mila euro) e dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro (106mila euro).