Il bubbone sta per esplodere e a certificare la deflagrazione sarà il documento contabile che il policlinico universitario di Catanzaro si appresta ad approvare, non senza una buona dose di inquietudine. Entro il 31 maggio, e quindi entro domani, la direzione generale dell'azienda universitaria dovrà trasmettere alla struttura commissariale il consuntivo relativo all'annualità 2019. Una bomba pronta ad esplodere se non altro per le voragini accertate tra le pieghe del bilancio: la più evidente è la quota di crediti che il policlinico vanta nei confronti dell'ex polo oncologico Fondazione Campanella.

La fondazione Campanella 

Un rapporto aggrovigliato e opaco che se per ora ha portato all'affondamento della Fondazione, messa in liquidazione il 6 ottobre del 2014, ora rischia di trascinare nel baratro anche il policlinico universitario. A provare a rimettere ordine nelle poste debitorie e creditizie tra i due enti, che per anni hanno coabitato all'interno dello stesso edificio lavorando gomito a gomito, ci ha tentato il neo direttore amministrativo del policlinico, Giovanni Stroppa, che ha perfino affidato una consulenza ad una società di revisione dei conti per venire a capo del guazzabuglio contabile. Gli accertamenti della società romana, consegnate appena qualche giorno fa alla direzione generale, non sono però andate molto lontano dal quadro già tratteggiato da una precedente relazione ma stilata nell'ottobre del 2017 dalla Auditores, altra società di revisione incaricata di ricostruire i rapporti contabili tra policlinico e fondazione dal 2006 al 2015.

62 milioni di crediti fantasma

Era la prima volta che l'azienda universitaria metteva a disposizione le scritture contabili, dopo la liquidazione della fondazione Campanella. Ed era, quindi, anche la prima volta che i bilanci dei due enti potevano essere confrontati. La relazione della Auditores non lasciava spazi a dubbi: la fondazione Campanella vantava crediti per prestazioni assistenziali erogate in favore del policlinico per 28 milioni di euro mentre il policlinico vantava crediti dalla fondazione per 62 milioni di euro. Somme immediatamente disconosciute dal commissario liquidatore, Andrea Bonifacio, che assieme all'allora commissario straordinario del policlinico, Antonio Belcastro, nel febbraio del 2017 avevano dato mandato alla società milanese Auditores di effettuare le procedure di verifica sulle scritture contabili.

Il salvagente della liquidazione

Ma già due anni prima, nel giugno 2015 sempre il commissario straordinario del policlinico Antonio Belcastro, aveva tentato di inserirsi nella procedura di liquidazione della fondazione Campanella incaricando due consulenti esterni - Alessandro Bonura e Massimiliano Passi - di accertare le posizioni creditorie nei confronti dell'ex polo oncologico derivanti dalla fornitura di beni, servizi e altre utilità. Crediti poi quantificati nel 2017 in 62 milioni di euro ma che non hanno mai trovato il conforto di alcun contratto tanto da essere stati disconosciuti nella fase di accertamento. E però quei crediti hanno continuato ad apparire nei bilanci del policlinico anno dopo anno, fino ad oggi. Somme non solo più esigibili ma nemmeno accertabili e, quindi, fittizie.

Sull'orlo del default

A distanza di tre anni questi importi spuntano fuori dal bilancio in via di definizione sotto l'insidiosa forma di crediti da svalutare o, meglio ancora, sotto la forma di una voragine che adesso la Regione Calabria sarà chiamata a ripianare. Ai 62 milioni di euro bisognerà però aggiungere anche i costi derivanti dal trasferimento delle unità operative oncologiche, prima in capo alla fondazione Campanella ma al momento della sua liquidazione transitate sotto la competenza del policlinico, che faranno lievitare ulteriormente l'entità del disavanzo sfiorando cifre monstre, tenute oggi sotto stretta osservazione dal tandem commissariale composto da Saverio Cotticelli e Maria Crocco. Sarà infatti la Regione a dover mettere mano alla voragine, ripianando lo spaventoso debito.