Il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha deciso. Il nuovo procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria è Gerardo Dominijanni.  Con quindici voti  ha sbaragliato la collega Giovannella Scaminaci anche lei  in corsa nella Procura della città dello Stretto che è riuscita a guadagnarsi solo sei voti. Tre gli astenuti. Catanzaro perde un colosso nel settore della Pubblica amministrazione, un magistrato con la schiena dritta, poco amato da tanti proprio per il suo non scendere a compromessi, una dote che ha pagato sulla sua pelle, diventato bersaglio di diverse minacce. Le cosche di Guardavalle e Lamezia quando Dominijanni era pm della Dda si sarebbero persino federate per farlo saltare in aria durante i suoi spostamenti. Risalgono al 2009 le rivelazioni scioccanti fatte dal pentito Angotti , sposato con una sorella dei Notarianni, considerati vicini alla famiglia Giampà. Dichiarazioni che non sarebbero state però considerate attendibili dalle autorità, tanto che non gli era stata assegnata nemmeno una scorta. Ma lui in udienza ci andava lo stesso anche senza angelo custode e le pene che chiedeva al termine della requisitoria erano molto severe. Fu il primo magistrato della Dda di Catanzaro a chiedere condanne esemplari in molti processi relative a tante inchieste, troppe per essere elencate. Un anno prima, nel 2008 le cosche avrebbero voluto colpirlo con l'esplosivo durante uno dei suoi spostamenti verso Roccella, sapevano tutto di lui, avevano studiato il percorso che quotidianamente il pubblico ministero faceva da Roccella, luogo in cui vive, al capoluogo calabrese. Innumerevoli i fascicoli   scottanti di cui si è occupato. Alla storia passerà l’inchiesta sulla “Compravendita di voti” che ha fatto saltare in aria un’intera giunta comunale, così come quella denominata “Palazzo degli ignobili”, dove  in intercettazioni a pioggia viene svelato il mal costume imperante nel Comune di Catanzaro. E poi l’inchiesta sul memoriale del nano, che ha portato il pm  a chiedere il rinvio a giudizio anche nei confronti di un collega e il processo sulle bombe di Reggio attualmente in corso. Una scomoda eredità per chi prenderà il suo posto, costretto a paragonarsi ad un uomo che non ha fatto sconti a nessuno, capace di rinunciare alla videosorveglianza nella sua abitazione pur di avere la carta per poter continuare a svolgere il suo lavoro in Procura. Un nome che si sentirà ancora per molto tempo a Catanzaro quandoandrà via, ogni volta che i colleghi dovranno occuparsi dei suoi fascicoli. Un nome che verrà rimpianto dai suoi stretti collaboratori con i quali aveva instaurato un clima di fiducia, di stima creando un clima sereno in un ambiente difficile. Mancherà la sua figura temuta almeno tanto quanto apprezzata e quella ironia che lo contraddistingue anche nei momenti più duri.  Il giusto epilogo per chi per anni ha dato tutto se stesso per il lavoro e da tempo veniva considerato il procuratore aggiunto, un titolo che adesso ha anche sulla carta.

Gabriella Passariello