Ruberie e atti vandalici all’interno del Planetario di Cosenza dedicato a “Giovan Battista Amico”, astronomo cosentino del 1500 e pioniere della disciplina. Non bastavano l’incuria che ha avvolto il terreno su cui sorge e la ruggine che giorno dopo giorno mangia la struttura, ma qualcuno ha pensato bene di forzare due ingressi e bivaccare all’interno facendo danni. Si parla di un paio di graffiti sui muri e di alcune bottiglie di birra rotte e abbandonate all’interno del Planetario. 

I furti, invece, avrebbero riguardato dei cavi elettrici e qualcosa di tecnologico. Al momento non è possibile quantificare i danni, ma «non sarebbero di poco conto» secondo la minoranza di Palazzo dei Bruzi che ha denunciato l’accaduto in commissione Bilancio con il consigliere Antonio Cito. Toccherà all’avvocatura del Comune avviare la procedura, ma l’irruzione effettuata da ladri e balordi ha prodotto le opportune valutazioni del caso. Ad esempio è al vaglio il ripristino del servizio di guardiania. 

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I nove consiglieri di minoranza per lunedì hanno organizzato una conferenza stampa dove probabilmente punteranno il dito contro l’amministrazione Caruso. «In passato erano state montate delle telecamere e degli allarmi - fanno sapere nei corridoi del Municipio -. Non sappiamo da quanto tempo non siano in funzione, di sicuro c’è che nessuno ha mai pensato di riattivarli».

Il Planetario dai fasti dell’inaugurazione all’oblio

Il Planetario di Cosenza è intitolato a “Giovan Battista Amico”, astronomo cosentino del 1500 e pioniere della disciplina. Fu inaugurato dall’allora sindaco Mario Occhiuto, oggi senatore di Forza Italia, il 6 aprile 2019 con una cerimonia in pieno stile Hollywood, con musica, passerella sull’adiacente ponte di San Francesco e fuochi d’artificio. Più di una volta il nostro network ha nel recente passato ne denunciato il totale abbandono, trovando sempre le stesse risposte da parte del Comune: «Costa troppo riavviarlo, nessuno lo prenderà in gestione se le cose restano così». Ma non è solo questione di pannelli, è questione anche di completamento e ristrutturazione. 

Insomma, l’inaugurazione del 2019, infarcita di primati e technobabble (spiegazioni ultrascientifiche e molto meticolose) sembra un’altra Era. Mara Carfagna disse che il Planetario di Cosenza era secondo soltanto a quello di Milano grazie al proiettore ottico Starmaster ZMP della Zeiss capace di proiettare sulla volta celeste perfettamente riprodotta, fino a 4000 immagini di pianeti, stelle, nebulose, satelliti, costellazioni. Costò 7,5 milioni per realizzare l’idea partorita da Franco Piperno e Giacomo Mancini ad inizio anni duemila. Il Planetario disponeva di 113 poltrone roteanti sulle quali si accomodarono studiosi, appassionati, semplici cittadini per una serie di convegni, congressi e lectio magistralis fino allo scoppio della pandemia quando tutto fu interrotto. 

Venuti a capo del Covid 19 le attività proseguirono a singhiozzo fino a che i cancelli non restarono sbarrati. Questo perché l’aggiudicatario di un bando pubblicato da Palazzo dei Bruzi si tirò indietro dopo aver confrontato i costi di gestione pre e post Covid. Senza efficientamento energetico e una ristrutturazione, ogni gara del resto andrebbe deserta. Intanto la ruggine l’ha fatta da padrone e i varchi d’ingresso li ha riaperti qualche balordo.