VIDEO | È stato recupero il relitto della Assunta Madre, che per oltre mezzo secolo ha solcato le acque del Mediterraneo e domenica scorsa è sprofondato mentre era ormeggiata nello scalo. I pescatori continuano a chiedere l'allungamento del molo verde
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«Mio padre è stato il comandante di questo peschereccio. Sono emotivamente legato all'Assunta Madre, mi dispiace sia finita così». Mino De Pinto, ormeggiatore, assiste alle operazioni di recupero del relitto Assunta Madre, sprofondato domenica pomeriggio nelle acque del porto di Vibo Marina. È uno dei barconi più vecchi, di proprietà dei fratelli Ceravolo, affondato per cause in corso d'accertamento.
La Capitaneria di porto di Vibo Marina, intervenuta tempestivamente, ha provveduto alla messa in sicurezza della zona per evitare dispersione di materiale inquinante, scongiurato il quale il vecchio barcone che per oltre mezzo secolo ha solcato le acque del Mediterraneo, è stato recuperato. Il peschereccio era uno dei più vecchi attraccato al porto e certamente aveva bisogno di qualche intervento di riparazione, «ma aveva le carte in regola», conferma De Pinto. Tant'è che fino al fermo pesca (1 ottobre), era uscito in mare.
Un incidente che solleva la questione sicurezza del porto. «Sono almeno 40 anni che diciamo che il molo verde deve essere allungato», spiega l'ormeggiatore. Lo stesso ricorda: «Domenica mattina, abbiamo ormeggiato una petroliera, ma per condizioni meteo avverse dopo mezz'ora è dovuta andare via. Quello stesso pomeriggio c'è stato l'incidente, causato, forse - continua De Pinto - da una risacca che ha danneggiato il peschereccio che ha imbarcato acqua ed è affondato».
Sul posto ieri pomeriggio anche Luciano De Leonardo, uno dei pescatori più anziani di Vibo Marina. «Ho 85 anni - dice -, l'ho visto nascere il porto, bastava allungare il molo verde pure di 100 metri per evitare disagi alle imbarcazioni. Quando il mare è un po' mosso - conclude - è meglio stare alla rada che al porto».