La paradossale vicenda di un 74enne di Rosarno mai incriminato o condannato per associazione mafiosa. Secondo la ricostruzione effettuata dal difensore, i giudici reggini avevano emesso un decreto di confisca nel 2000
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Quando per il secondo anno consecutivo gli negano il contributo per l’agricoltura, Francesco La Rosa capisce che qualcosa non sta andando per il verso giusto. La risposta dell’Agenzia per l’erogazione dei contributi agricoli, alla sua richiesta di chiarimenti lo lascia di sasso: il contributo è bloccato perché il terreno è stato confiscato per mafia. Il punto è che il 74enne di Rosarno non era mai stato incriminato né tantomeno condannato per associazione mafiosa.
La ricostruzione della vicenda
Il suo legale, l’avvocato Girolamo Curti scopre al catasto terreni del Comune di Rosarno all’agenzia delle entrate di Reggio Calabria, che il Tribunale Misure di Prevenzione di Reggio Calabria ha iscritto formale vincolo sul bene immobile al fine della confisca. Secondo il Tribunale, quel fondo agricolo apparterrebbe a Rosina Napoli (moglie di Antonio Napoli, condannato per l’omicidio di Fabrizio Pioli) difesa dall’avvocato Angelo Sorace, proprietaria invece dell’appezzamento confinante e reale oggetto di confisca. Guardando le carte, il legale si rende contro che si tratta di un errore materiale, ma servirà tempo per dimostrarlo.
La confisca nel 2000
Secondo la ricostruzione effettuata dal difensore, i giudici reggini avevano emesso un decreto di confisca nel 2000. Quando l’Agenzia per i beni confiscati promuove l’incidente di esecuzione, al fine di ottenere l’esatta identificazione dei beni confiscati alla famiglia Napoli, il Tribunale si rivolge a un tecnico, che depositerà la relazione definitiva il 30 settembre 2010. In base a quella perizia, il Tribunale misure di prevenzione “assegna” la proprietà del terreno alla famiglia Napoli. Nel 2016 inizia il giudizio dinnanzi al Tribunale misure di prevenzione. L’Agenzia nazionale per i beni confiscati si oppone alla restituzione del fondo a rosarnese. Il Comune di Rosarno, intanto, aveva addirittura assegnato la gestione del fondo di La Rosa a una scuola di Rosarno. Dopo 2 anni, il Tribunale riconosce l’errore e ridà finalmente il terreno a La Rosa.