Il Natale è forse il momento più brutto per un genitore che non può stare con i propri figli. In un periodo dell’anno in cui le riunioni familiari sono spesso viste come un inevitabile obbligo a cui adempiere, c’è chi pagherebbe oro per un po’ di quel normale stress. Sono tutti quei padri che devono fare i conti con un matrimonio fallito, ai quali viene impedito di frequentare i propri figli. Uomini sotto ricatto, tenuti a distanza da un ordine del tribunale o, più semplicemente, dall’odio che le madri sono riuscite a istillare nei figli.

 

Un dramma chiamato alienazione genitoriale

«Molti padri ancora oggi subiscono le ingiustizie di un sistema giuridico e giudiziario tarato esclusivamente sulle donne, culturalmente viste come le uniche che possono e devono tirare su la prole.».
Pierluigi Lo Gatto presiede a Vibo Valentia la sezione provinciale dell’associazione Papà separati e da anni gira l’Italia nel tentativo di sensibilizzare media e opinione pubblica sul dramma che vivono migliaia di genitori “alienati”, cioè esclusi dalla vita dei propri figli perché messi costantemente in cattiva luce dall’ex moglie. Un fenomeno classificato in campo medico come sindrome psicologica di alienazione genitoriale (Parental alienation syndrome), teorizzata a metà degli anni ‘80 da uno psichiatra statunitense.
«Per ogni genitore alienato c’è un genitore alienante - spiega Lo Gatto -, che nel 99 per cento dei casi coincide con la madre. È lei che spesso mette in pratica ogni forma di pressione psicologica per convincere i figli a ripudiare affettivamente il padre». Diverse le motivazioni alla base di un comportamento tanto distruttivo. A volte semplicemente il rancore personale accumulato nel corso di una relazione difficile, che può sfociare in odio puro dopo la separazione. Ma più spesso c’è dell’altro.

 

I figli usati come arma

«I figli vengono usati anche come leva per ottenere vantaggi economici - aggiunge Lo Gatto -, una forma di ricatto che può gettare un uomo nella disperazione più cupa, spingendolo a reazioni inconsulte oppure sull’orlo del suicidio. Come presidente dell’associazione Papà separati ho visto tante situazioni al limite e ascoltato storie che sono un vero concentrato di dolore».
Causa principale di questa situazione caratterizzata da forti disparità nei confronti dei padri separati è, secondo il presidente dell’associazione vibonese, un sistema legislativo e giudiziario «che fa acqua da tutte le parti».

 

L'affido condiviso, una legge che non funziona

Nel 2006, dopo lunghi anni di attesa, entrò finalmente in vigore la legge 54 sull’affido condiviso, la quale prevede obbligatoriamente che al momento della separazione i figli vengano affidati a entrambi i genitori, che devono continuare a condividere le responsabilità educative. Un principio sacrosanto che rimane però sulla carta, perché la stessa normativa attribuisce al giudice grande discrezionalità, dandogli la possibilità di “collocare” i figli presso un solo genitore quando ritenga che ciò sia nell'interesse del minore, come ad esempio quando occorra non alterare la quotidianità dei ragazzi e non compromettere la logistica casa-scuola.
«Così, nella stragrande maggioranza dei casi, i figli restano con la madre - denuncia Lo Gatto - e se la moglie nutre nei confronti dell’ex partner sentimenti fortemente negativi, i figli cominciano ad essere indottrinati su quanto sia “cattivo” il papà, che così viene inevitabilmente alienato».

 

Mentre il tribunale indaga perdi i tuoi figli

A nulla serve protestare. Nei rari casi in cui il giudice decide di andare più a fondo, indagando sulle dinamiche familiari, dovrà comunque coinvolgere un consulente tecnico d’ufficio, con tempistiche spesso incompatibili con lo sviluppo dei bambini. «Possono passare anche due anni prima che il Ctu si pronunci - spiega Lo Gatto -, e intanto hai perso i tuoi figli che crescono in un ambiente dove il padre viene messo all’indice e criminalizzato. Insomma, la legge sull’affidamento condiviso così com’è oggi, non ha affatto migliorato la situazione rispetto al passato».
Ma la guerra tra ex coniugi può spingersi anche oltre, oltrepassando i confini del lecito e avventurandosi nella palude putrida della più atroce delle calunnie: gli abusi sessuali.
«Il carcere di Vibo - racconta Lo Gatto - è pieno di padri accusati dalla ex moglie di abusi sui figli. Accuse che, secondo dati della Questura, nel 90 per cento dei casi si rivelano assolutamente infondate». 

 

Generazione di "orfani" con problemi comportamentali

Un quadro disarmante nel quale tutto finisce per confondersi, verità e bugie, bene e male. Alla fine, a pagarne le conseguenze sono soprattutto i figli, ai quali viene negata un’infanzia e un’adolescenza normale. E con loro è poi l’intera società che sconta il prezzo finale dell’alienazione genitoriale.
«Stiamo tirando su generazioni di ragazzi - conclude Lo Gatto -, che hanno gravi problemi comportamentali proprio a causa della mancanza della figura paterna nella loro vita». Come se fossero orfani di guerra… la devastante guerra dei Roses.

Enrico De Girolamo

 

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