Nel 2023 il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri stila un report con le zone urbane più disagiate e più a rischio d’Italia. È l'anno dell’orrore consumatosi nel parco Verde di Caivano, comune a nord di Napoli, dove due cuginette di 10 e 12 anni sono vittime di ripetute violenze a opera di un branco di maggiorenni e minorenni in un casolare abbandonato. Tra le cosiddette 15 Caivano d’Italia indicate dall’Arma c’è anche il quartiere di Arghillà a Reggio Calabria, unico in regione. 

Una indicazione che valere al tormentato quartiere un posto nell’agenda politica nazionale, con l’avvio di un iter che avrebbe dovuto portare alla presentazione di un progetto da finanziare con le risorse del cosiddetto decreto Caivano, il provvedimento simbolo che il governo Meloni adotta in risposta a quell’orrore per sostenere i giovani residenti in quartieri difficili e a rischio criminalità, per contrastare la dispersione scolastica, il degrado sociale e la delinquenza. Un approccio deciso e severo che avrebbe dovuto essere adottato anche per altri quartieri critici in altre regioni d’Italia.

Il provvedimento però viene ridimensionato dallo stesso governo Meloni nella manovra economica. E già alla fine del 2024 dei 40 milioni di euro inizialmente stanziati, 30 vengono tolti. E del progetto di Arghillà più alcuna notizia. Del tavolo annunciato lo scorso marzo, al quale il coordinamento di quartiere avrebbe dovuto essere convocato, nessuna traccia.

La situazione del quartiere della periferia nord di Reggio Calabria, ancorché interessato da validi progetti anche recenti di rigenerazione sociale e da servizi al territorio e alla comunità garantiti da associazioni, ancora è flagellato da discariche abusive, illegalità diffuse, disoccupazione, analfabetismo, dispersione scolastica, degrado ambientale e sociale.

Il modello Caivano sarà esportato, come da sempre annunciato, in altre regioni d’Italia. In Calabria avverrà sempre nel reggino, non nel quartiere di Arghillà, ma nei comuni di Rosarno e San Ferdinando con il provvedimento bis. Continua a leggere su IlReggino.it.