VIDEO | Giunta per verificare di persona i danni del maltempo, la responsabile del dicastero per il Sud non si reca tra le famiglie di Thurio che hanno perso tutto a causa della recente esondazione del fiume
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
A Thurio c’è ancora gente con i piedi nel fango. Ci sono famiglie che non sono ancora rientrate nelle loro case e chissà quanto tempo ci vorrà per ritornare alla normalità. È passata una settimana esatta da quando il Crati ha rotto un argine, logorato dal tempo e dall’abusivismo legalizzato, e ha invaso d’acqua e melma due popolose contrade contadine, proprio li nel cuore della produzione delle clementine. È gente disperata che continua a gridare aiuto proprio nel giorno in cui il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, è in visita nella nostra regione, tra i disagi di questa terra, dimenticandosi però della tragedia che appena sette giorni fa ha colpito questo lembo estremo di Calabria.
Non è stata una calamità naturale o un evento atmosferico accidentale a causa lo straripamento del Crati. Lo precisano più volte le persone che vivono in quell’area. A distruggere tutto è stata la mano dell’uomo e l’insipienza delle Istituzioni che pur essendo a conoscenza da decenni di quel problema, pur essendo intervenuti più volte spendendo fior di milioni di euro per rattoppare ciglioni e scarpate del fiume, hanno continuato imperterriti a dare concessioni e – addirittura – a vendere i terreni demaniali, per far posto ai giardini. È l’uomo inteso come Stato ad avere le sue colpe in questa ed in medesime vicende che negli ultimi tre lustri hanno interessato “l’amico” Crati.
Dalla Diga di Tarsia fino allo Jonio è un pericolo costante
«Il Crati – aveva detto ai microfoni di LaC News24 il coordinatore del Piano stralcio di bacino per l'Assetto Idrogeologico della Calabria, Tonino Caracciolo – non ha un piano di bacino, non ha un sistema di controllo organizzato, non ha un sistema di connessione con la gestione della Diga di Tarsia, dove le paratie mobili in caso di eventi eccezionali, come lo sono una piena o una pioggia insistente, possono essere alzate per chiudere il bacino. E tutto questo avviene perché proprio la Diga di Tarsia non ha mai avuto il collaudo pur essendo in esercizio da circa 40 anni. E questo è uno scandalo tutto calabrese, sul quale bisognerebbe far luce». Tra le altre cose, fa rilevare Caracciolo, la foce del Crati negli ultimi 50 anni è arretrata di circa 50 metri. Il vero scandalo però, a detta del tecnico estensore e coordinatore del PAI Calabria, sta nel fatto che «la Calabria una Regione dotata di presidi idraulici ma che non sono resi funzionali sul territorio. Non c’è un solo ufficiale idraulico – denuncia – tra trecento unità che svolgono il ruolo di sorveglianti. E questo può voler dire solo una cosa: che rispetto alla gestione ordinaria dei controlli e della manutenzione siamo all’anno zero e probabilmente chi dovrebbe garantire sicurezza ai territori non lo fa».
Nel frattempo il Crati continua a mangiare tutto ciò che ha attorno. A trecento metri a monte del cedimento dell’argine in località Gorgana di una settimana fa, nella parte superiore della vecchia statale 106, si è aperta una nuova faglia lungo il costone sinistro. Un cedimento rapido che sta colpendo parte di un muraglione artificiale in blocchi di cemento realizzato qualche anno fa. Una settimana addietro quel problema non era rilevante, oggi quei gradoni stanno finendo in acqua, trascinati dalle correnti, con il palesato pericolo che si possa verificare nuovamente una catastrofe, da un momento all’altro.
Fango e disperazione
Intanto la gente spala fango ininterrottamente tra le case, i pastori continuano a rimuovere le carcasse di animali e i produttori agrumicoli cercano di salvare il salvabile di una stagione di raccolta andata precocemente in malora. Ad aiutarli solo qualche mezzo del Consorzio di Bonifica e del Comune di Corigliano-Rossano, nonostante le miriadi di passerelle che in questi giorni ha fatto politici ed istituzioni. Purtroppo a Thurio, tra fango e disperazione, è difficile coltivare la speranza.