VIDEO | Sono trascorsi circa 140 giorni dalla mareggiata più violenta registrata negli ultimi anni, un periodo durante il quale i progressi nel verso del ripristino dei luoghi danneggiati dalla furia delle onde, sono stati minimi e, in alcune circostanze, ridotti all’essenziale
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È un tirreno cosentino assai malmesso quello che si appresta ad accogliere la stagione estiva. A più di centoquaranta giorni di distanza dalla mareggiata più intensa dell’inverno, il litorale inteso come sistema di vie interconnesse, non ha più i connotati noti a residenti e vacanzieri.
Nella parte immediatamente aderente al rilevato ferroviario, affiancato per ambo i lati da zone popolate, un dedalo di strade utili a servire case, fondi agricoli e attività d’ogni sorta, è stato seriamente compromesso dalla furia delle onde.
Lungo il tratto più esposto, costantemente sotto l’inesorabile assedio dell’erosione costiera, in più punti l’asfalto è stato sgretolato e la sede stradale rivoltata come un calzino, grossi blocchi di cemento ostruiscono - in via cautelare - parecchi sottopassaggi, fino alla scorsa estate fondamentali per collegare rapidamente alcune località, oggi invece raggiungibili solo grazie percorsi alternativi di insostenibile scomodità, impervi soprattutto per i mezzi di soccorso in caso di necessità.
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Non un bel vedere in considerazione dell’imminente arrivo della stagione estiva, che potrebbe risultare assai condizionata dalla precaria agibilità di molte aree, ancora oggi transennate nella speranza di dare avvio a lavori di ripristino, finora piuttosto lenti a farsi notare.
Nel clima di rassegnazione e adattamento che sta caratterizzando la situazione in corso, ancora ferma al palo in diversi punti nevralgici per il traffico estivo, il persistere dei disagi ha generato condizioni di degrado, aggravate da comportamenti incivili come l’abbandono indiscriminato di rifiuti.
Tra le zone maggiormente colpite dalla mareggiata di novembre, il trittico composto dai comuni di Fuscaldo, Paola e San Lucido, ha registrato ingenti danni soprattutto sul fronte degli attraversamenti delle foci fluviali, ormai quasi del tutto scomparsi sotto i colpi delle ondate, a tutto discapito di residenti e vacanzieri che non potranno fare affidamento sui percorsi abituali.
Nella città del Patrono di tutti i calabresi, la villetta dedicata alla memoria del maresciallo dell’Aereonautica Santo Panaro, padre di famiglia che nel 2005 fu vittima di un fulmine mentre svolgeva la funzione di giudice “di sponda” durante una gara di pesca a mare, versa in uno stato che non rende certo onore alla figura di un sottoufficiale cui, nella base militare di Montescuro, è dedicato un busto. Il supporto in ferro battuto su cui era posta la targa commemorativa è stato letteralmente masticato dal mare, che tuttavia non è riuscito ad ingoiarlo e a trascinarlo con sé. Recuperato, è stato riposto in sede così come il trattamento dei cavalloni lo aveva lasciato, e da novembre rappresenta lo scheletrito ricordo di uno spazio che un tempo ospitava anche giochi per bambini, fontanelle e vaschette per uccellini.
«Vederla ridotta a quattro panchine disposte attorno ai resti del suo arredo originario – ha commentato il fratello di Santo Panaro, Salvatore – mette molta tristezza, però quando ho visto questo supporto in ferro battuto resistere alle onde, ho pensato che fosse un invito a restare, a recuperare e ripristinare così com’era. Per questo – ha concluso Salvatore Panaro – chiedo a chi può farlo, di intervenire per sanare la situazione, perlomeno per ridare un posto alla targa con il nome di mio fratello». Nell’anno del centenario dell’Aeronautica Militare sarebbe un bel gesto.