VIDEO | Da luogo simbolo del periodo d’oro della gloriosa Monteleone prima che diventasse capoluogo di provincia, a triste scenario di distruzione. Il giorno dopo l’incendio che ha distrutto la struttura chiusa dall’alluvione del 2006, tra la cenere riaffiora la sua storia
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Restano solo pareti annerite dal fumo e macerie che affiorano dalla cenere. Ci sono tizzoni ancora accesi e uno scenario di distruzione nel “day after” dell’incendio che, in un afoso pomeriggio di settembre, ha investito quello che fu il tempio dorato delle estati vibonesi negli anni del boom economico: il Lido degli aranci di Bivona.
In fiamme | Vibo, vasto incendio distrugge il Lido degli aranci a Bivona: era chiuso dall’alluvione del 2006
Qui negli anni ’80 soggiornavano Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Ma fin dalla sua aperura era divenuto celebre per le serate mondane e gli eventi musicali che abitualmente ospitava. Il suo ristorante era la tappa obbligata di banchetti nuziali, cresime e battesimi. Elegante e al tempo stesso popolare, divenne un luogo accessibile anche alla classe operaia, che nasceva e proliferava in quegli anni grazie alla vicina area industriale di Porto Salvo, dove svettavano aziende del calibro del Nuovo Pignone e dell’Italcementi. Lavoro e benessere per migliaia di famiglie.
Il “Lido”, così come confidenzialmente lo chiamavano i residenti della zona, era lì: sinonimo di vacanze e spensieratezza estive anche per chi lo guardava solo dall’esterno, con le bianche mura a cingerne un perimetro incorniciato da fiori di zagara e bouganville e dall’ombra ristoratrice di palme ed eucalipti.
L’incendio, che ha interessato ieri gran parte della struttura, ha trovato facile appiglio nella vegetazione sviluppatasi a dismisura al suo interno, segnandone, mestamente, l’ultimo atto. Sulle origini del rogo sono al lavoro vigili del fuoco e le forze dell’ordine ma le fiamme hanno ormai divorato anche quel poco che era risparmiato dall’altra grande catastrofe abbattutasi sulla struttura: l’alluvione del 2006, in seguito alla quale il complesso ricettivo aveva chiuso i battenti.
Già di proprietà dalla famiglia Mancini, la stessa che gestiva il glorioso Hotel 501 di Vibo Valentia, il Lido finì di accogliere turisti e clientela in seguito al fallimento del gruppo. Rilevato poi da una cordata di imprenditori decisi a rilanciarlo, funzionò a singhiozzo e mai a pieno regime, fino all’inevitabile chiusura. Ieri le fiamme, oggi resta solo la cenere dalla quale difficilmente quel luogo incantato potrà risorgere…