Si è tinta di “giallo” la festa dei lavoratori in quel di Belsito. Il fattaccio si è consumato sulla pagina facebook del comune del Cosentino dopo che qualcuno, di certo amministratore della stessa pagina, ha scritto un post che ha scatenato un putiferio citando la frase (attribuendola a Primo Levi): “Il lavoro rende liberi" (in tedesco “Arbeit macht frei”) tristemente nota per essere incastonata sulle cancellate di molto lager nazisti e che dà il titolo al romanzo del 1873 dello scrittore tedesco Lorenz Diefenbach. Fu il campo di Dachau il primo a mostrarlo all'ingresso e poi gli altri, tra cui quello di Auschwitz. A Belsito qualche ora, e diverse reaction dopo, qualcuno si è accorto finalmente di quello che stava accadendo e ha provveduto a rimuovere il post incriminato imputando a un fantomatico hacker ogni colpa.

«Evidentemente il post apparso in mattinata su questa pagina – scrivono ieri gli admin - non è in linea con il pensiero della stessa, con i valori e con i principi a cui si ispira, tanto meno con “l'usus scribendi” dell’amministrazione comunale. Si teme un’infiltrazione esterna. Verranno di conseguenza adottate tutte le misure e le precauzioni del caso». La vicenda non è finita lì, anzi. Oggi le “indagini” interne hanno avuto una svolta, diciamo pure così. Ed ecco che, qualche ora fa, è arrivato una sorta di mea culpa dal senso un po’ contorto.

«Dopo i dovuti approfondimenti è doveroso da parte nostra chiarire l’accaduto – scrivono - non si è trattato di un tentativo di hackeraggio, come si era legittimamente pensato in un primo momento conseguentemente ad una notifica ricevuta sul profilo di uno degli amministratori della pagina. Ci si è poi resi conto che si è verificato un errore in fase di caricamento di un contenuto non condivisibile che in alcun modo avrebbe voluto rievocare un contesto storico e sociale terribile, che invece necessitava di un’elaborazione e di una contestualizzazione adeguata. D’altro canto bisognerebbe riappropriarsi del senso nobile del lavoro, sottolineando l’importanza dello stesso nella società attuale, di un lavoro dignitoso e non clientelare, regolare e legittimo che sia in grado di dare a ciascuno un’esistenza più libera e dignitosa come cita l’art.36 della nostra Costituzione. Questo il pensiero che era nostra intenzione manifestare. Ci dispiace che l’accaduto, anche se involontario, abbia creato malumori e disagio». Sembra, ma non è certo, che siano delle scuse, ma se chi ha scritto ha sbagliato a copia-incollare o nascondesse altri intenti non è dato saperlo e forse non si saprà mai.