Al liceo scientifico “Leonardo Da Vinci”, il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria Roberto Di Bella stamani ha incontrato gli studenti e ha raccontato loro le esperienze vissute da capo di un ufficio che ha avviato un percorso unico in Italia: l’allontanamento e l’inserimento culturale e lavorativo dei giovani nati in famiglie ‘ndranghetiste.

 

Non un semplice incontro sulla legalità bensì un focus sul contesto criminale che molti adolescenti sono costretti a subire. Una strategia quella messa in atto dal Tribunale per i minorenni che  «non strappa i figli alle madri» - ci tiene a precisare il magistrato - ma offre una nuova opportunità nuova di vita ai loro figli. «Noi non facciamo confische o deportazioni, ma lavoriamo per la tutela dei ragazzi e delle loro famiglie- ha affermato il giudice alla nostra testata. Coinvolgiamo nei nostri percorsi sia i genitori, che i fratelli e le sorelle per aiutarli e ci riusciamo nel novanta per cento dei casi».

 

Una tematica attuale questa,  anche grazie al successo del film “Liberi di scegliere”, andato in onda mercoledì scorso su Rai uno,  in cui sono stati messi in luce gli aspetti più difficili del percorso giudiziario.« È stato un film che ha veicolato un messaggio culturale molto importante - ha sottolineato il magistrato - e che ribalta la narrativa tradizionale, gli stereotipi ed il mito mafioso. Quel mito che purtroppo affascina tanti adolescenti. Nelle famiglie di ‘ndrangheta c’è tanta sofferenza, in famiglia, in carcere e nei luoghi di latitanza. Spero che il messaggio culturale trasmesso dal film possa fare breccia nel cuore e nella mente di tanti ragazzi e donne. Spero che tante persone possano rispecchiarsi nell’intensa storia e riflettere sulla loro drammatica condizione».

 

Il percorso avviato dal Tribunale per i minorenni continua a “crescere” sul fronte dei numeri e dei dati anche perché, come dichiarato da Di Bella, a tutt’oggi c’è poca comprensione dello stesso ed è per questo che il giudice si mette in discussione in prima persona. «Ho alcune corrispondenze epistolari dove sto interagendo con alcuni detenuti e spiego come il nostro intento sia quello di sottrarre i loro figli ad un destino di sofferenza, di morte o carcerazione. Per continuare questo lavoro abbiamo bisogno però, di un accompagnamento normativo, aiuti, finanziamenti e personale».

 

Sono una trentina le donne che hanno deciso di rivolgersi alla giustizia, un numero che però,  necessità di aumentare. «Dico alle madri di aiutare i loro figli- ha chiosato Di Bella; molte donne sono provate dai lutti e dalle carcerazioni. Noi possiamo aiutarle e per questo dico lori di non arrendersi, ma di farsi aiutare. Noi siamo qua per questo. Per aiutare loro e i loro figli».  L’impegno del Tribunale non comprende “solo” la tutela dei giovani dalla criminalità organizzata, ma si occupa a 360 gradi di tutti i minori e non solo dei figli di mafiosi. «Abbiamo stipulato diversi protocolli con numerose associazioni. Negli ultimi anni ci siamo occupati di migliaia di minori stranieri con diverse adozioni sia di bambini che ragazzi. Abbiamo nominato i tutori nei tempi previsti dalla legge e seppur con limitate risorse li abbiamo sempre accompagnati fino al raggiungimento della maggiore età».

Il ruolo della scuola

L’evento odierno è stato organizzato dal liceo “ Da Vinci” ed in particolare dal dirigente scolastico Giusy Princi la quale da tempo ha avviato un percorso di formazione tra gli studenti e gli operatori della giustizia reggina e calabrese in generale. «Il ruolo della scuola – ha sottolineato la Princi è fondamentale- noi sposiamo la battaglia portata avanti dal giudice di Bella e la sposiamo denunciando le situazioni di disagio che vivono i ragazzi e poprio il ruolo della scuola diventa “esclusivo” nell’accompagnare questi giovani se vivono in questi contesti familiari dove purtroppo sono da soli o vittime degli errori dei propri genitori. Siamo sempre al loro fianco- ha concluso il dirigente scolastico- e sapere che anche le Istituzioni ci sono, e svolgono un ruolo fondamentale, ci rincuora e ci permette di sperare per loro in un futuro migliore».