Era il 6 maggio del 2016 quando una donna, una madre calabrese, scomparve nel nulla. Di Maria Chindamo, 44enne di Laureana di Borrello, si persero le tracce davanti alla sua azienda agricola di Limbadi. Da allora un assordante silenzio ha avvolto l’intera vicenda. Mille interrogativi senza risposta, solo lacrime e dolore.


Per non dimenticare la sparizione di Maria, questa mattina alle 11 si riuniranno proprio davanti all’azienda che la vide per l’ultima volta, l'Osservatorio regionale sulla violenza di genere e Libera, insieme con i tre figli dell’imprenditrice, il fratello Vincenzo e la madre. Tutto per «rompere il muro del silenzio e delle omertà, intensificare le indagini per individuare mandanti ed esecutori della scomparsa di Maria Chindamo», come dichiarato dall'Osservatorio e da Libera.


Di quella madre con gli occhi pieni di luce «rimangono solo tracce di sangue sul suo Suv bianco e sul muretto della proprietà, insieme alle ciocche dei suoi bellissimi capelli neri. In questi tre anni lei - proseguono il referente regionale di Libera don Ennio Stamile ed il coordinatore dell'Osservatorio Mario Nasone - nessuno avrebbe visto o sentito niente. Solo silenzio intorno a questa famiglia che, tuttavia, non si è arresa, che non ha mai perso la fiducia nello Stato, che ha continuato anche andando nelle scuole, nelle Tv locali e nazionali e in tutte le occasioni offertegli per testimoniare la loro fede nella giustizia e nella legalità, portare un messaggio d'amore, chiedere non vendetta ma giustizia. Un segno di speranza è stata la notizia di questi ultimi mesi della intensificazione delle indagini che si auspica possa portare a risultati. Osservatorio e Libera chiedono che si rompa il muro del silenzio e dell'omertà che si è creato intorno a questa vicenda».


Un appello per permettere ai familiari di avere quantomeno una tomba su cui piangere.