Se Nostro Signore per risorgere ci ha impiegato tre giorni, Elio Costa – per provare a rimettere in piedi i conti del disastrato municipio di Vibo Valentia, quasi rassegnato al suo secondo dissesto finanziario – ne ha impiegato uno in più.
“Finanza creativa”, la chiamerebbe l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. E se il 4 maggio la giunta comunale di Vibo Valentia riconosceva un disavanzo di quasi 12 milioni di euro, una volta levatasi di torno la scomoda assessore Laura Pugliese, ecco la rettifica: il disavanzo scende a 7 milioni.

 

Qualcuno nel palazzo grida al miracolo e alla capacità taumaturgica degli esperti.
Prima il sindaco s’era affidato al professore Ettore Jorio. Per l’accademico dell’Unical i numeri sono una scienza esatta: i fondi vincolati (dei quali negli anni s’è fatto largo uso per affrontare le spese correnti), per il prof andrebbero calcolati nella massa passiva, che sfonderebbe così il tetto dei 23 milioni di euro.

 

 

 

Troppo pessimista, Jorio. Ed ecco che il sindaco s’affida ad un’altra esperta di finanza pubblica,  docente a contratto dell’Unical e assessore municipale a Montalto Maria Nardo: per la quale i fondi vincolati si possono invece levare dalla massa passiva… Messa così, al Comune di Vibo, va ancora meglio.

 

Ma gli uffici, nel riordino dei conti, hanno dimostrato si saper e poter fare ancora di più. Riducendo il disavanzo, appunto prima a 11 milioni e 800 mila euro circa. Poi, in quattro giorni, a 7 milioni. Insomma, “finanza creativa” per evitare il secondo dissesto. Per i cittadini cosa cambia? Poco o niente: attesi da politiche lacrime e sangue. Mentre la lotta all’evasione rimane una facile dichiarazione d’intenti, qui dove si fa i conti con le bollette pazze mentre furbi e incivili restano impuniti, la fiscalità locale rimarrà con le aliquote tirate al massimo. E i servizi? Già languono laddove sono inesistenti. E alla luce delle «minori spese» a fronte di «maggiori entrate», a Vibo Valentia non c’è affatto da stare sereni. Perché la sostanza questa rimane e il peso di una condizione debitoria insostenibile graverà sulle generazioni future.