Ci sono ancora tanti, troppi dubbi sulla morte di Maria Sestina Arcuri, la 26enne originaria di Nocara, nel Cosentino, che viveva a Roma dove lavorava come parrucchiera. La giovane è morta nella notte del 3 febbraio scorso a Ronciglione, in provincia di Viterbo, dove stava trascorrendo il weekend, dopo essere giunta in ospedale in condizioni disperate.

 

Nel registro degli indagati della Procura di Viterbo è attualmente iscritta una sola persona. Si tratta del fidanzato Andrea Landolfi Cucia, 30 anni, operatore socio sanitario con la passione del pugilato. Lo scorso 15 marzo la Procura aveva chiesto l'arresto del trentenne romano, richiesta che era stata rigettata dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Viterbo. Così, lo scorso lunedì, il 15 aprile la procura ha depositato al Tribunale del riesame di Roma atto di appello avverso l’ordinanza di rigetto del gip. Adesso bisogna aspettare la fissazione dell’udienza.

 

Intanto i risultati dell’autopsia effettuata sulla giovane parlano di «una caduta verticale dall'alto» che avrebbe provocato la morte di Maria Sestina. La perizia che, secondo l’accusa, incastrerebbe il fidanzato in quanto sarebbe escluso il rotolamento per le scale.

 

Andrea invece ha raccontato agli inquirenti che quanto successo quella maledetta notte sarebbe stato un tragico incidente. Lui e Sestina, dopo una serata trascorsa in un pub, avrebbero fatto rientro nella casa della nonna di lui dove erano ospiti per qualche giorno. Poi l’incidente, insieme sarebbero caduti dalle scale. Il giovane dichiarerà ancora di non aver chiamato subito i soccorsi perché Sestina non lamentava dolori, solo a distanza di ore la situazione sarebbe degenerata.

 

Un quadro che non ha convinto totalmente gli inquirenti che lavorano ancora a ritmo serrato per fare piena luce su quanto accaduto. Proprio a tale scopo nei giorni a più riprese hanno passato al setaccio l'intero appartamento, ancora posto sotto sequestro, per cercare tracce ed elementi che possano chiarire il giallo.