Il bilancio dei suicidi in carcere si aggrava. Sono 64 da gennaio ad oggi. L'ultimo nella casa circondariale di Biella, a cui si aggiungono i sette decessi tra gli agenti penitenziari. Un'emergenza senza fine. In Calabria, ad esempio, nel 2024 tre reclusi hanno deciso di togliersi la vita. Senza dimenticare i tentativi di suicidio e gli atti autolesionistici e le condizioni di vita dietro le sbarre. In alcuni istituti penitenziari - vedi Reggio Calabria e Cosenza - i detenuti sono murati da pannelli in plexiglass. Un fatto denunciato in passato dalla Camera Penale di Cosenza e oggi rilanciato in maniera forte dal Garante regionale dei detenuti Luca Muglia.

L'avvocato, negli studi di Cosenza Channel, ha sviscerato numeri preoccupanti, ribadendo la sua posizione rispetto alle barriere, su cui medita di fare una battaglia a tutto campo. Tra i temi affrontati anche la presenza di bambini in carcere e il diritto alla genitorialità anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale sul diritto all'affettività.

L'inferno delle carceri calabresi

«Ho pubblicato il 31 luglio un aggiornamento di relazione semestrale come Regione Calabria con i dati aggiornati e la situazione, devo dire la verità, è non solo la medesima ma è ancora di più aggravata da tutta una serie di situazioni. Decreto Nordio sulle carceri? Misure sicuramente condivisibili tutte però a medio e a lungo termine che purtroppo nell'immediatezza serviranno a ben poco. La situazione calabrese, abbiamo avuto nei primi sei mesi ben tre suicidi nel 2024 a fronte dei quattro suicidi dell'intero anno del 2023», ha detto l'avvocato Luca Muglia.

Cosenza e non solo, le condizioni di vita in carcere

Come dicevamo, le condizioni di vita in carcere hanno un effetto negativo sui detenuti. «Purtroppo - afferma Luca Muglia - è un argomento, un tema, questo che interessa poco è a mio avviso invece quello centrale, cioè le condizioni di vita significa quante ore all'interno della camera detentiva trascorrono le persone detenute per tutte queste problematiche, riguardano la presenza o meno di barriere in plexiglass sulle finestre delle camere detentive, purtroppo in tre istituti continuano ad esserci, riguardano la mancanza di acqua, la presenza di ventilatori a fronte delle temperature estive così elevate, di frigoriferi, sembrano banalità ma condizionano fortemente la vita delle persone detenute, piuttosto che la presenza all'interno di una camera detentiva di 2, 4, 6 addirittura fino a 8 detenuti con i letti a castello, sono queste le questioni poi che incidono», prosegue il Garante regionale dei detenuti calabresi.

«Allo stesso modo la difficoltà di accedere alle misure alternative determinata appunto da un numero spaventoso di popolazione detenuta che finisce per ingolfare le aree educative che già hanno poche unità ma anche i tribunali di sorveglianza», dice Muglia.

Ricorso alla Cedu per i pannelli in plexiglass

La questione dei pannelli in plexiglass, secondo Muglia, deve essere risolta nel più breve tempo possibile. Altrimenti, il Garante calabrese andrà fino in fondo. «Ho più volte rinnovato richieste di rimozione al Dap, se in questi giorni, ed è trascorso un anno dalle prime richieste, non otteniamo delle risposte e dei risultati, io attiverò da una parte la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e della Repubblica in Italia, dall'altra il Comitato europeo di prevenzione della tortura, perché ritengo, l'ho detto e lo ripeto, che murare in cella, in una camera detentiva, con delle barriere, con queste temperature, delle persone detenute, quando i rimedi alternativi potrebbero essere tantissimi, va a violare l'articolo 3 della Cedu e va a determinare dei trattamenti disumani, degradanti e, aggiungo io, veramente crudeli, in un anno, il 2024, in cui queste cose non dovrebbero esistere», conclude l'avvocato Luca Muglia.