Ripreso il procedimento disciplinare contro l’ex procuratore di Castrovillari. In aula anche il professionista di Cosenza. Accolte le questioni della difesa sulle intercettazioni telefoniche
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Dopo la pausa estiva è ripreso nella giornata di oggi, 19 settembre, il processo disciplinare contro il magistrato Eugenio Facciolla, ex procuratore capo di Castrovillari.
L’attuale giudice civile del tribunale di Potenza deve rispondere di tre capi d’incolpazione e nella seduta davanti alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, la difesa del togato cosentino ha evidenziato una serie di eccezioni circa le intercettazioni telefoniche richiamate dalla procura generale della Cassazione nei rispettivi capi d’accusa contro Facciolla. Questioni che il collegio giudicante, presieduto dal vicepresidente del Csm David Ermini, ha accolto. Ciò ha generato prima della decisione, uno scontro verbale tra l’avvocato Ivano Iai e il sostituto procuratore generale Giovanni Di Leo, che ha spiegato il contenuto di una nota inviata dal procuratore capo di Salerno e l’altra dalla procura di Roma, sulle captazioni telematiche che riguarderebbero Eugenio Facciolla.
La difesa: «Intercettazioni illegali, dove sono i decreti autorizzativi?»
Nel caso di specie, il difensore Ivano Iai ha fatto notare come i Rit richiesti agli uffici inquirenti non contengano i decreti autorizzativi (ovvero le richieste dei pm al gip) né le proroghe delle stesse, e comunque, ha aggiunto l’avvocato sardo, «tutto il coacervo documentale serve a noi per comprendere se effettivamente quelle intercettazioni siano legali o illegali, posto che, vi sono alcuni casi, che abbiamo verificato, in cui alcune intercettazioni non hanno alcun decreto autorizzativo, come quella del 3 e 4 novembre. Chiediamo copia dei decreti» ha invocato Iai.
La seconda questione riguarda le note della procura di Roma e Salerno. «È emerso che sono state conservate intercettazioni illegali, contenute in procedimenti penali già archiviati. Ma la cosa più inquietante è che i due uffici abbiano chiesto la documentazione captativa alla polizia giudiziaria, cosa alquanto strana. Queste intercettazioni dovevano essere distrutte dalla magistratura, ma la polizia giudiziaria ancora le ha. Di tutte queste intercettazioni richieste dalla difesa, sono pervenute quelle citate dalla procura generale, ma non quelle richieste dall’avvocato del magistrato Eugenio Facciolla. Il materiale intercettivo quindi non è completo. Ma il fatto che ha sorpreso tutti, più Facciolla che me, è che i file audio che dovrebbero rappresentare quelle espressioni confluite nei capi d’incolpazione, sono esplicativi di espressioni totalmente diverse rispetto a quelle contenute nei capi d’incolpazione». E, ha spiegato il legale Iai, «in alcuni casi non sono contenuti i progressivi. E quindi mi chiedo da dove ha tratto la procura generale queste espressioni?» si è domandato l’avvocato di Facciolla.
L’ex procuratore di Castrovillari, a tal proposito, ha deciso di rilasciare alcune dichiarazioni spontanee: «Nella richiesta d’archiviazione si dà atto che le intercettazioni riguardano un procedimento penale avviato e inviato dalla procura di Catanzaro a Salerno, così è scritto nella nota, nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Crotone, nei confronti dei magistrati Facciolla, Luberto e Spagnuolo».
Il nodo delle intercettazioni: la replica del procuratore Di Leo
Poi ha preso la parola il procuratore generale Giovanni Di Leo: «Non c’è alcun ostacolo a garantire al dottor Facciolla il diritto di difesa, ma chiedo: perché non lo avete fatto nell’udienza del febbraio scorso? Sono state chieste le fonie e le fonie sono arrivate. La nota del 9 settembre» quella della procura di Salerno, «è preceduta da un altro documento con cui si risponde alla richiesta della sezione, e in questa nota si fa riferimento che ci sono una serie di Rit delegate ad altro ufficio. Così ho chiesto al dottor Borrelli di chiarire questo punto e il procuratore scrive che i Rit», che Di Leo ha menzionato, «non fanno riferimento a un procedimento preciso né a quello in corso a livello disciplinare. Se la procura di Salerno ha fatto un errore glielo faremo rilevare. I capi d’incolpazione? Se c’è una contestazione fatta sulla base di frasi che non sono state pronunziate, si chiederà il proscioglimento nel merito, ma non accetto che mi si dica che io sia il “male” di Facciolla».
Il vicepresidente Ermini, tuttavia, ha deciso di chiedere alla procura di Salerno in quale procedimento penale siano state avviate le intercettazioni contro il dottor Facciolla, ovvero quelli richiamati dalla difesa dell’ex capo di Castrovillari. Verranno quindi acquisiti tutti i decreti autorizzativi per avere un quadro dettagliato della situazione.
Graziano Santoro davanti ai giudici del Csm
L’udienza disciplinare ha vissuto inoltre un altro momento importante, quando davanti al collegio e alle parti processuali, si è presentato il farmacista di Cosenza Graziano Santoro, chiamato a testimoniare sui rapporti con il magistrato Eugenio Facciolla. Il professionista cosentino ha confermato di avere un lungo legame amicale con l’ex capo della procura di Castrovillari. «Sono farmacista e titolare di una farmacia a Cosenza dal 1989, considero Facciolla mio fratello, sono diversi anni che ci conosciamo. Condividiamo un rapporto di pura amicizia» ha detto Santoro. «Nicola Inforzato l’ho conosciuto in un contesto romano, un’amicizia di lunga data e i nostri rapporti con Facciolla sono indipendenti. So che Inforzato è un imprenditore, ma non so quante volte il dottor Facciolla lo abbia visto, insieme non lo abbiamo mai frequentato» ha chiarito il farmacista Santoro.
Nell’escussione è intervenuto anche il procuratore Di Leo: «La dinamica di questa amicizia non la conosco» ha ribadito Santoro, riferendosi al rapporto tra Inforzato e Facciolla. «Quello che ho detto in principio è che ho conosciuto Inforzato in una cena romana e notai che era ben inserito nella società capitolina, dall’ambiente sanitario al mondo politico. Nicola Inforzato conosce mezza Roma» ha evidenziato il farmacista cosentino. Nel corso della testimonianza è uscito fuori anche un ricovero di una persona legata da vincoli di parentale con lo zio di Facciolla. E Santoro ha confermato di aver chiesto un aiuto a Inforzato, ma «Facciolla non sapeva niente».
Prima della conclusione, il vicepresidente David Ermini è ritornato sulla cena romana. «Che cena era? Era un incontro organizzato da comuni amici e trovai Inforzato. Poi ho avuto modo di vederlo anche fuori da questa cena». A questo punto Graziano Santoro è sbottato. «Ma Inforzato è un diavolo? Perché a questo punto vorrei saperlo. Io mi trovo proiettato in questa dimensione senza sapere perché» ha affermato il professionista. Che poi ha rivelato un’indagine a suo carico per riciclaggio aperta e poi archiviata dalla procura di Salerno. «Ho subito tutto ciò per l’amicizia con Facciolla, è stato un vero attentato alla mia famiglia, che opera nella massima trasparenza e ha una lunga storia».
Nella prossima d’udienza, saranno sentiti Nicola Inforzato e il giornalista Paolo Orofino. Dopodiché l’istruttoria potrà dirsi conclusa e si proseguirà con le rispettive discussioni. Infine, la sentenza.