Sulle tavole della vigilia di Natale in alcuni comuni del Pollino si serviva un piatto di fagioli conditi con pepe rosso, accompagnati dalle classiche frittelle del tempo delle feste. Si celebrava così il pranzo scarno che radunava la famiglia attorno alla mensa prima dei grandi preparativi che avrebbero visto protagonisti le donne, impegnate nell'allestimento delle portate della cena del 24 dicembre.

Oggi il fagiolo poverello bianco, soprattutto nella zona di Mormanno, è ritornato protagonista grazie ad alcuni giovani che hanno deciso di mettere a sistema terreni dimenticati, ripresi e coltivati per consolidare la tradizione di alcune colture del Pollino che in pochi anni si sono trasformati in un attrattore enogastronomico formidabile per il turismo esperienziale.

È la storia di Pollino Food Experience una cooperativa agricola nata ufficialmente nell’aprile 2018 dal sogno di Biagio Pandolfi e suo fratello Antonio che decisero, un anno prima, di mettere in coltura terreni di proprietà. La scelta precisa di investire sulla coltura del Poverello Bianco di Mormanno insieme all’amico Giorgio Sola, ha innescato la scintilla che oggi ha visto quasi quintuplicare la produzione dell’ecotipo locale insieme ad altre identità agricole del territorio.

Da una parte la volontà di valorizzare un prodotto da sempre legato alla cultura agricola del Pollino, dall’altra lanciare il messaggio che in un’area protetta, tra le più grandi d’Italia, si può fare agricoltura di qualità in maniera ecosostenibile nel rispetto dell’ambiente.

La tradizione a tavola

I primi a cogliere questo messaggio sono state le due aziende agricole già presenti sul territorio “Il giardino d’Europa” e “Il campo di Venere” di Enrico De Luca e Giuseppe D’Alessandro che hanno aperto la strada al dialogo per avviare l’avventura della cooperativa agricola. Oggi la produzione si è allargata anche ad altre colture territoriali: il Cece nostrano seccagno, la Lenticchia di Mormanno, il Farro dicoccum sia decorticato che in farina integrale ed anche peperoni, peperoncini, pomodori che rappresentano il paniere ancestrale ereditato dai nonni che già producevano in quelle terre.

L’impegno è quello di valorizzare la cultura contadina sia attraverso l’agricoltura che attraverso la divulgazione. Spinti dalla passione per la terra e dalla voglia di portare sulle tavole prodotti genuini capaci di far scoprire i “sapori di una volta” si è scelto di utilizzare semi antichi e tutte le lavorazione vengono effettuate a mano secondo la tradizione.

La forza della memoria

«Siamo costantemente alla ricerca di memoria per poter crescere e migliorare» dichiara Biagio Pandolfi, presidente della cooperativa agricola Pollino Food Experience – che di recente ha deciso di chiudere la filiera della produzione gestendo uno stabile della Diocesi di Cassano all’Jonio, il convitto vescovile di Mormanno, trasformandolo in un contenitore di racconto del territorio e di valorizzazione, a tavola, delle produzioni locali. Si completa così il progetto che parla di territorio e sviluppo sostenibile chiudendo il cerchio ideale dal campo alla tavola regalando un’esperienza immersiva a chi sceglie di soggiornare e scoprire il Pollino.

Un progetto moderno e lungimirante animato da giovani che hanno avuto il «coraggio di rimanere e sfruttare le proprie capacità» affermano i soci della cooperativa. Giovani laureati e professionisti che per molti anni hanno vissuto lontano dalla Calabria per motivi di studio e oggi sono protagonisti di «questo viaggio di ritorno» che permette loro di esprimersi a casa propria «che è la cosa più bella che potesse capitarci».

La nascita della De.Co.

La forza dell’esperienza sul campo ha realizzato un fermento produttivo che ha visto nascere anche la De.Co. attorno al Fagiolo Poverello Bianco coinvolgendo, in maniera unica nel suo genere, tre municipalità confinanti nella Valle del Mercure: il comune di Laino Borgo, quello di Mormanno e di Laino Castello. Insieme ai produttori – veri protagonisti di questa sfida agricola per la valorizzazione del contesto rurale – hanno dato vita ad un coordinamento che sta già guardando alle sfide futuro che non solo riguardano il consolidamento degli standard produttivi ma il raggiungimento di altri riconoscimenti in campo agricolo e soprattutto l’educazione al gusto ed alla conoscenza delle eccellenze alimentari.