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Dopo la fiaccolata di domenica scorsa, la comunità crotonese ha partecipato in massa ai funerali di Giuseppe Parretta, il 19enne ucciso con due colpi d'arma da fuoco nel pomeriggio di sabato 13, nella sua casa nel centro storico, davanti alla madre, ai fratelli e alla fidanzata. Un corteo di alcune migliaia di persone ha voluto dare l'ultimo saluto al piccolo angelo salito in cielo troppo presto, stretti nel dolore di chi ha perso un amico, un fratello o un figlio di questa terra.
Troppe le lacrime e la rabbia che si percepiva durante il tragitto che il feretro ha percorso, partito dall'obitorio dell'ospedale San Giovanni di Dio, per le vie principali della città. Una folla silenziosa ha accompagnato Giuseppe fino all'altare della Basilica Cattedrale, tanta lo ha aspettato in piazza Duomo, dove poi don Serafino Parisi ha celebrato il rito funebre.
Un'omelia molto intensa quella predicata da don Serafino, che ha lanciato messaggi di conforto alla famiglia, ma anche un monito ai tantissimi ragazzi presenti: che questo “sacrificio” di Giuseppe serva per una “rivoluzione pacifica” contro il male che attanaglia la città intera, e che i giovani stessi possano essere il fiore del futuro. Un futuro bello e colorato, come quello che Giuseppe stesso stava per vivere. Tanti i palloncini bianchi e blu che hanno colorato questa giornata grigia e ventosa che ha abbracciato Crotone, che ha salutato per l'ultima volta un suo figlio, ma che non scorderà da domani.
Il ricordo dei compagni di classe è molto delicato e dolce: Giuseppe era un ragazzo pieno di vita, bastava un suo sorriso per ridare luce a tutti, anche chi si sentiva abbattuto. Adesso li guarderà e li guiderà dall'alto, come un prezioso angelo custode. Veglierà anche sulla sua famiglia, devastata da quanto hanno vissuto in prima persona, visto che si trovavano proprio li davanti quando è stato ucciso. Le lacrime della madre Katia e il dolore che fuoriusciva dagli occhi del fratello e della sorella sono un'immagine dura, ma che si trasforma in energia per andare avanti. Non vendetta, come ha sottolineato don Serafino Parisi. Ovvero, quello che voleva Giuseppe.