La lingua batte dove il dente duole, recita un popolare adagio che ben si adatta a descrivere la successiva serie di episodi che ha colpito e, infine, travolto il dimissionario commissario ad acta, Saverio Cotticelli. Come un mantra nelle due diverse interviste televisive - rilasciate prima a Titolo V e poi a Non è l'arena - non può fare a meno di menzionare il mostruoso debito di 154 milioni di euro saltato fuori lo scorso giugno dal rediconto finanziario del policlinico universitario di Catanzaro.

 

L'affaire Fondazione Campanella

In parte ascrivibile ai crediti "fantasma" per il valore di 62 milioni di euro che dal 2014 continuavano ad essere inseriti nei bilanci aziendali per essere riscossi dall'ex polo oncologico Fondazione Campanella ma non più esigibili da tempo e divenuti, quindi, debiti fuori bilancio. Dopo cinque anni, la voragine finanziaria è emersa al termine di una minuziosa operazione di revisione dei conti operata dall'ex commissario straordinario del policlinico universitario, Giuseppe Zuccatelli, di recente promosso al ruolo di commissario ad acta.

 

L'omissivo Cotticelli

Già incalzato dal giornalista di Raitre, il generale dei carabinieri in pensione giustifica il crescente disavanzo finanziario calabrese puntando il dito contro i debiti spuntati fuori dai bilanci dell'azienda universitaria che hanno fatto schizzare il deficit ad oltre 200 milioni di euro. «Nel 2019 hanno portato un debito rimasto nascosto dal 2014 di 110 milioni di euro» scandisce il dimissionario Cotticelli al giornalista di Titolo V che incuriosito domanda: «Chi l'aveva nascosto?» ricevendo però come risposta un misero «Non lo so».

 

Il drammatico tavolo interministeriale

Va più a fondo della questione, invece, davanti alle telecamere di Non è l'arena, iniziando a raccontare ma solo in parte la drammatica riunione del 9 ottobre scorso, quando assieme alla sua vice, il sub commissario Maria Crocco, finisce sulla graticola del ministero della Salute e del Mef proprio per l'affaire Fondazione Campanella. Cotticelli svela, infatti, che nel corso di quel tavolo interministeriale si è consumato il tentativo di addebitare proprio a lui l'incremento del deficit sanitario calabrese derivante in larga parte dai debiti fuori bilancio del policlinico.

 

Lo speronaggio

L'azione di speronaggio viene mossa da Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, ma volto noto in Calabria per aver rivestito non a caso il ruolo di sub commissario proprio all'epoca della messa in liquidazione della Fondazione Campanella ma finito lo scorso luglio sul registro degli indagati con l'accusa di abuso d'ufficio per le indennità illegittime versate ai componenti della task force veterinaria. Ed è a questo punto che il commissario minaccia le dimissioni nel bel mezzo della riunione interministeriale dichiarando il giorno successivo di non voler diventare il capro espiatorio «di situazioni non a me addebitabili». 

 

Responsabilità condivise?

E i timori del generale dei carabinieri in pensione erano ben fondati. Allo stato sui crediti "fantasma" del policlinico universitario vi è un'indagine della Guardia di Finanza e certamente sarà la magistratura a fornire quella risposta su cui Saverio Cotticelli davanti le telecamere ha però preferito glissare dichiarando di non sapere nulla pur avendo rivestito per due anni il ruolo di commissario ad acta con la piena responsabilità di controllo anche sui bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi.