«Su 442 reparti di ostetricia, 84 – di cui 9 privati accreditati – non raggiungono il minimo di 500 nascite, considerato la soglia per un parto in sicurezza in caso di complicazioni». A lanciare l'allarme è Simona Ravizza, cronista del Corriere della Sera, che dalle colonne del quotidiano di via Solferino punta i riflettori sui reparti degli ospedali italiani che di fatto violano la legge. Tra questi, si legge nel lungo elenco, c'è anche l'ospedale Iannelli di Cetraro, che come riporta il dossier nel 2017 ha visto nascere meno di un bebè al giorno, ossia 320 in un anno.

Cosa prevede la legge

L’ospedale non è una boutique, dove il «poco e caro» equivale a cura del dettaglio e qualità. Scrive testualmente così la Ravizza, che inoltre spiega con precisione quali sono i motivi che rendono illegittimo il reparto di ostetrica del nosocomio cetrarese. «Secondo le direttive scientifiche internazionali, per curare bene, gli ospedali devono avere un determinato volume di attività - si legge sul sito -. In medicina più casi tratti meglio lo fai perché hai un’adeguata esperienza, inoltre, lavorando su economie di scala, non sprechi denaro pubblico. Per i Pronto soccorso la media è di almeno 20 mila pazienti l’anno, per i parti di 500». Poi continua: «Questi criteri sono recepiti dal decreto ministeriale 70 del 2015 voluto dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il provvedimento s’intitola: Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. I reparti che non stanno nei parametri devono essere chiusi o riconvertiti. Questi criteri riguardano le metropoli e le aree dove l’offerta sanitaria è vasta, e non sono ovviamente applicabili all’alta montagna o alle zone geograficamente disagiate. Dove non c’è alternativa, piuttosto che nulla è meglio piuttosto». Tali decisioni dipendo dal fatto che sarebbero disponibili numerose prove, documentate dalla revisione sistematica della letteratura scientifica, di associazione tra volumi di attività e migliori esiti delle cure.

Nuova bufera sulla sanità

Il reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Cetraro, che non si trova né in alta montagna né in una zona considerata disagiata, rappresenta l'unico punto nascita di una struttura pubblica della costa tirrenica. Ora questa inchiesta getta nuove ombre sulla già martoriata sanità della Riviera dei Cedri e la paura della possibile chiusura della sala parto cetrarese va ad aggiungersi ai timori già provocati da un altro ospedale, quello di Praia a Mare, smantellato qualche per effetto della riconversione nel 2012 e per questo privo della rete delle emergenze e delle urgenze.