Così Sergio Tempo, già presidente del collegio sindacale dell’Azienda sanitaria provinciale del capoluogo bruzio: «Cifre che superano il miliardo di euro. Numeri da capogiro a danno della salute dei calabresi»
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«Il vaso di Pandora scoperchiato da Guccione in merito all’allarmante situazione debitoria e al contenzioso dell'Asp di Cosenza è cronaca di una morte annunciata». Esordisce così la nota firmata da Sergio Tempo, già presidente del collegio sindacale Asp Cosenza riferendosi all’interrogazione e alle dichiarazioni rilasciate dal consigliere regionale anche nell’ambito della trasmissione Pubblica Piazza in onda su LaC Tv.
«L’enorme ammontare del contenzioso portato a conoscenza dei cittadini calabresi è in realtà quanto ho fatto emergere dal collegio sindacale dell'ultimo triennio fino al 31 novembre 2018 e quanto comunicato agli organi competenti e portato anche a conoscenza della politica e massimi livelli regionali. Quindi – continua Tempo - erano tutti perfettamente consapevoli della drammatica situazione in cui versa la sua di Cosenza».
Non usa mezzi termini l’ex presidente del collegio sindacale: «Ognuno dei protagonisti però recitava il ruolo chi preferiva fare il Don Chisciotte imbattendosi in furibonde battaglie contro i mulini a vento nei palinsesti della Rai chi preferiva il ruolo della vittima in una sceneggiata tragicomica napoletana promettendo incatenamento e non ben identificati cancelli romani mentre la sanità calabrese precipitava in un baratro dal punto di vista economico amministrativo e contabile a scapito quindi dei calabresi del loro sacrosanto diritto alla salute».
E parla di numeri da capogiro che riguarderebbero il contenzioso: «L'importo comprensivo al 31-12-2016 supera il miliardo di euro. Ad aggravare la situazione e l'inadeguatezza del fondo rischi che risulta pari ad appena 9 milioni di euro e la percentuale di soccombenza dell'Asp che supera abbondantemente il 50 per cento».
Sergio Tempo pone l’attenzione poi sull’esistenza della totale «mancanza di inventari (non si contezza dei beni mobili e immobili di proprietà) con inevitabili ripercussioni contabili anche di tipo economico, sulla presenza massiccia di pignoramenti notificata all’istituto tesoriere che espone l’Asp di remunerare più volte lo stesso debito, ingenti debiti a cui l'azienda non riesce a far fronte, le somme di denaro pagate dal Tesoriere senza emissione dei relativi mandati da parte dell'Asp e senza farle transitare in contabilità (si registra un buco di 40 milioni di euro). Quanto evidenziato – si legge ancora - è solo un dato parziale che denota gravissimi squilibri di bilancio in grado di provocare il dissesto finanziario paralizzando definitivamente l'intero servizio sanitario regionale calabrese. Numeri da capogiro che corrispondono ad una gestione irresponsabile del denaro pubblico a danno della salute dei calabresi».
Infine l’appello al neo-commissario Cotticelli a partire da queste «denunce per tentare di arrivare a risanare la sanità calabrese. La garanzia dei Lea passa anche e soprattutto dei numeri di bilancio e quando questi non corrispondono al vero addirittura sfiorano l’illegalità l'individuazione dei responsabili e il loro allontanamento della gestione del denaro pubblico dovrebbe essere il primo posto della nuova gestione».
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