Il Consiglio di Stato dà ragione al testimone di giustizia Nello Ruello: ricorso accolto, il dispositivo di tutela personale sarà ripristinato. Una storia travagliata, quella del superteste vibonese, che ha vissuto blindato gli ultimi dodici anni della sua vita, dopo aver denunciato esponenti della criminalità organizzata che l’avevano fagocitato nell’inferno dell’usura e delle estorsioni. A luglio la decisione della Prefettura di Vibo, sentito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, di far cessare il dispositivo di protezione essendo venuti meno – secondo l’Utg – i profili di rischio. Il Tar concesse la sospensiva a quel provvedimento, accogliendo una sua istanza, ma nella pronuncia di merito gli diede torto. E così, dal 31 dicembre 2014, ecco venir meno, nuovamente, la tutela personale, con auto e agenti di scorta. Attraverso i suoi legali di fiducia – Giovanna Fronte e Carmelo Solano – Ruello ha proposto ricorso al Consiglio di Stato, che ha annullato la decisione sfavorevole del Tar. Attivista antimafia, vincitore del premio “Gerbera Gialla” per il suo impegno legalitario, Ruello in questo lungo percorso per ottenere la protezione auspicata dallo Stato ha potuto contare oltre che sul sostegno dei suoi avvocati, su quello di Libera, della Confederazione nazionale artigiana alla quale aderisce e della parlamentare del Movimento 5 Stelle Dalila Nesci che sul suo caso non ha esitato ad interpellare direttamente il governo.