È durata oltre cinque ore e mezza la nuova udienza del processo che deve far luce sulla morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza, trovato senza vita il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, lungo la Statale 106 Jonica. Gli inquirenti dell’epoca pensavano all’inizio che si trattasse di un incidente, visto che accusarono il camionista Raffaele Pisano, di omicidio colposo. Negli anni successivi si fece strada invece l’ipotesi del suicidio.

Nel 2011 invece la procura di Castrovillari riaprì il caso, indagando per omicidio volontario, poi archiviato nel 2015 dal gip Annamaria Grimaldi. La stessa nel provvedimento non fece riferimento all’ipotesi suicidaria, ma a un incidente. Infine, nel 2016 la terza indagine a firma di Eugenio Facciolla, con la riesumazione del cadavere, la tesi del soffocamento soft e il rinvio a giudizio. Ora il processo.

Nella seduta odierna è stato sentito l’ex numero uno del Cosenza, Gigi Simoni, originario di Comacchio, e fraterno amico di Denis Bergamini. Simoni in aula ha mostrato tutta la sua personalità: spontaneità ma anche un tono perentorio, andando pure oltre, nei botta e risposta con la difesa. Circostanze che hanno costretto più volte il presidente della Corte d’Assise di Cosenza, Maria Lucente, a richiamare il testimone.
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