L’ira del capo cosca sulla «cattiva abitudine» dei privati di contendere i lotti in vendita: «… se cominciano a prendere questa piega!». Nell'inchiesta Nemesis la vista a Mico Megna e i dispetti del parente dei Tallarico alla proprietaria del fondo agricolo
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«E come ca**o, non ha mai partecipato mai nessuno a Casabona... se cominciano a prendere questa piega!». È adirato il capo della cosca di Casabona, Carlo Mario Tallarico detto "Luigi u Sciubbu". Secondo la sua mentalità – emerge dall’inchiesta Nemesis della Dda di Catanzaro che venerdì ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari – era motivo di doglianza e preoccupazione il «fatto che i privati a Casabona ormai stessero prendendo la, a suo dire, «cattiva abitudine», scrive la Dda, di partecipare alle aste immobiliari liberamente, cioè prescindendo dalla sua preventiva autorizzazione agli stessi affari immobiliari».
L’acquisto che indispettiva il cugino dei Tallarico
Il fatto in questione è avvenuto nella primavera del 2022 ed emerge dagli atti dell'inchiesta Nemesis, che ieri ha portato all'arresto di 10 persone, tra cui anche il sindaco di Casabona Francesco Seminario.
Un esempio plastico dell’«onnipotenza dei Tallarico anche nel settore delle compravendite immobiliari» - racconta la Distrettuale nella richiesta di misure cautelari firmata dai pm Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino - emerge dalla vicenda di una donna che aveva acquistato all’asta giudiziaria un terreno a Casabona. Ma il terreno interessava anche gli Sciubbi perché un loro parente li aveva tirati per giacchetta per «poter impossessarsi illegalmente del fondo agricolo che ambiva ad ottenere». Così, quando la cosca scopre che una donna si era impossessata del terreno tramite partecipazione a un’asta, Luigi U Sciubbu sbotta: «E come ca**o, non ha mai partecipato mai nessuno a Casabona... se cominciano a prendere questa piega!».
I Tallarico si sono adoperati per piegare gli eventi ai propri desiderata e, allo stesso tempo, si sono assicurati di non pestare i piedi al boss di Papanice, Mico Megna, al quale gli Sciubbi riconoscevano il potere di dettare legge in ordine alla compravendita del fondo agricolo.
Inchiesta Nemesis | “Ripartiamo” dalla ’ndrangheta, a Casabona patto di ferro tra sindaco e clan: il ritiro di un candidato per aiutare la lista di Seminario
La contesa di un uliveto di 58mila metri
Il parente dei Tallarico, considerato un soggetto «non nuovo alle condotte e agli ambienti criminali della "Bassa Valle del Neto"» aveva intenzione di appropriarsi di un terreno di 58mila metri che era stato messo all’asta ma non poteva farlo perché aveva da poco perduto la disponibilità in sede di procedura esecutiva immobiliare. L’uomo aveva appreso dal proprio legale che c’era una persona interessata che aveva già fatto delle offerte mentre il suo scopo era quello che all’asta non partecipasse nessuno tranne il genero che stava già concorrendo con un'apposita offerta.
«Vabbè… ma chi è, è. Poi glielo facciamo lasciare»
Ma gli uomini della cosca non conoscevano l’identità di colui che stava intralciando i piani del cugino. Sergio Tallarico, figlio di Carlo Mario, non si scompone: «Vabbè… ma chi è, è. Poi glielo facciamo lasciare».
Nonostante gli sforzi profusi nella ricerca dell’identità del compratore, l’asta va male per il parente dei Tallarico: lo sconosciuto aveva rialzato l'offerta fino a raggiungere i 30mila euro e a questa cifra non era stato più possibile tenergli testa.
Le informazioni in possesso degli interessati erano che la persona che si era aggiudicata l'asta era nata a Crotone e risiedeva a Roma da diversi anni.
Carlo Mario Tallarico – scrivono gli inquirenti - «sospettava fortemente che il soggetto interessatosi all’asta fosse della zona e che si fosse interessato al terreno anche in virtù delle numerose piante d'ulivo presenti». Le congetture sull’identità dello sconosciuto si sprecano. Tutti sono sospettati.
«Se ti chiama il brigadiere…»
Nel frattempo l’uomo vicino ai Tallarico si sarebbe dato da fare per trovare soluzioni alternative all’acquisizione del terreno e avvisa Luigi U Sciubbu di avere attivato un “doppio binario” «uno legale per il tramite del suo avvocato e uno parallelo ed illegale proprio attraverso i Tallarico». L’uomo chiede a Carlo Mario Tallarico di poterlo citare come testimone. E «… se ti chiama il Brigadiere» Tallarico avrebbe dovuto sostenere che da quarant'anni il terreno era in uso all’uomo.
«Va bene dai – risponde Tallarico –, se mi chiama qualcuno non ci sono problemi, no?».
Inchiesta Nemesis | Allacci abusivi, assunzioni al Comune e case popolari, i favori al clan del sindaco di Casabona preoccupato del «suo bacino elettorale»
L’«azione indegna» nei confronti della cosca di Casabona
Qualche tempo dopo si scopre che lo sconosciuto è una donna che di cognome fa Megna. Su questo cognome Carlo Mario Tallarico alza le mani e informa l’uomo che potrebbe trattarsi molto probabilmente di una persona originaria della frazione Papanice di Crotone. E in questo caso c’era da informare della cosa il boss di Papanice “Zio Mico”, ovvero Domenico Megna. A fargli visita sarebbe dovuto andare Daniele Tallarico, figlio di Carlo Mario. Il parente si raccomanda che al boss venga portata l’imbasciata: «… gli spiega la situazione perché questo è venuto a rompere i co****ni fino a dentro».
L’uomo di mostra pronto a disobbligarsi col boss di Papanice ma Carlo Mario Tallarico gli risponde che non era necessario disobbligarsi, trattandosi di un'evidente «azione indegna» nei confronti della cosca di Casabona.
Dell’identità della donna viene informato anche il vicesindaco di Casabona, Leonardo Melfi, anche lui indagato nell’inchiesta Nemesis. L’amministratore viene informato del fatto che la donna era stata avvistata sui terreni che aveva acquistato all’asta. Tra l’altro l’acquirente si era anche infuriata dopo aver visto la catena apposta dal cugino di Tallarico. «… Poi ha visto il cancello chiuso, ha "ncacchiato" e se n'è andata», dice l’uomo ridendo.
La visita a Mico Megna
Dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Crotone emerge che il tre maggio 2022 Daniele Tallarico, in compagnia di Giuseppe Pullerà e Cataldo Poerio, fa visita a Mico Megna.
La cosca apprende che la donna non è parente di Mico Megna e che questi non la conosce. Il cugino dei Tallarico comunica di avere acquisito il numero della donna e di volerle telefonare per risolvere la questione senza l’intervento della cosca.
L’accordo tra Carlo Mario Tallarico e il cugino è che Daniele Tallarico non intervenga e non si muova. Tallarico padre è d’accordo: «Non è il caso pure... Sennò questi chiamano i carabinieri, no?»
I “dispetti” del cugino dei Tallarico
Tra il cugino dei Tallarico e la signora che aveva acquisito i terreni nasce una contesa sulla proprietà.
Il 28 agosto 2022 la donna, arrivata sul fondo, ravvisa di non poter accedere ai propri terreni perché non c’erano più i lucchetti apposti da lei, bensì altri lucchetti serrati a chiave. L'impossibilità di accedere al fondo veniva accertata anche dal comandante della Stazione Carabinieri di Casabona. Non solo. Un mese dopo la stessa donna constata che davanti alla sua proprietà mancavano le telecamere che aveva fatto installare pochi giorni prima e che al posto dei suoi cartelli ve n’erano altri fatti mettere dal parente dei Tallarico che vietava l’accesso rivendicando la “sua” proprietà privata.
In un’ultima occasione, riportata dalla Dda, la donna, il 9 ottobre 2022, aveva sorpreso l’uomo con altre tre persone, intento a far tagliare degli ulivi sulla proprietà che aveva acquisito all’asta. Mentre due operai scappavano via all’arrivo della signora, il parente dei Tallarico e un altro uomo restavano a tagliare gli ulivi incuranti del fatto che la donna li stesse riprendendo e fotografando. Anzi, l’uomo la informava di non avere diritto ad accedere alla proprietà «né ora e né mai» in quanto egli stesso si sarebbe fatto trovare lì ogni mattina a presidiarlo. Alla donna non è rimasto che chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Ma di questa storia, confluita in un procedimento penale, potremmo presto sentirne parlare di nuovo.