«Bisogna indossare l’elmetto come in guerra per proteggersi dai calcinacci» che piovono dal tetto marcio di alcune edicole funerarie. È la provocazione lanciata da Stefano Tripodi contro lo stato di degrado e di abbandono in cui versa il cimitero di Bivona, popolosa frazione di Vibo Valentia.

Nonostante i numerosi crolli, nulla è ancora stato fatto: «Lo scorso anno – aggiunge Giuseppe  Mercadante – ci fu un crollo che per poco non mi colpì. Chiamai i carabinieri e i vigili del fuoco, l’area – ricorda – venne transennata ma nessun intervento venne poi effettuato». Poche settimane fa si sono verificati nuovi cedimenti in un’altra area delimitata con del nastro: «Tra pochi giorni qualcuno rimuoverà le transenne – dice amareggiato l’uomo – a rischio e pericolo degli ignari visitatori». 

Un pericolo che conosce bene Stefano. Da trent’anni ogni mattina varca i cancelli del cimitero per andare a far visita a sua figlia Brunella: «Devo venire qui tutti i giorni, non ce la faccio a non passare a salutarla». Guarda quel muro pericolante, vorrebbe solo potere pregare davanti alla tomba di sua figlia senza il timore di un nuovo crollo, «se il sindaco di Vibo mi consegna un elmetto sto più tranquillo, altrimenti farebbe bene a mettere in sicurezza il luogo sacro prima che succeda qualcosa di grave». Lo stesso ricorda i vari finanziamenti annunciati ma mai appaltati. E nell’indifferenza delle istituzioni il cimitero di Bivona continua a sprofondare nel degrado e nell’abbandono, tra crolli, infiltrazioni di acqua e sterpaglie.