VIDEO | La forte testimonianza del colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio apre la rassegna Letture in chiostro: «Chi non riesce a vincere questa guerra dovrebbe farsi da parte»
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Ha scelto di combattere la mafia, perché spinto dal desiderio di «catturare gli assassini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa». Il carabiniere Sergio De Caprio, noto come Capitano Ultimo, ha inaugurato, nel complesso monumentale di San Domenico, la rassegna Letture in chiostro. A Cosenza, accolto dal sindaco, Mario Occhiuto, e dalla vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, Jole Santelli, ha offerto la sua testimonianza davanti ai giovani liceali del classico Bernardino Telesio, a margine della presentazione del libro di Pino Corrias, edito da Chiarelettere, intitolato Fermate il capitano Ultimo, che ne ripercorre la carriera e la vita privata.
Una vita nell'ombra
Volto sempre coperto, rosario francescano al collo, una piuma indiana sulla giacca, è tuttora costretto a vivere nell’ombra, condizione che non gli ha impedito di fondare una Casa famiglia e di parlare ai giovani, in tutta Italia. Nel 1993 la cattura del boss Totò Riina lo ha reso celebre. Ventisei anni dopo la criminalità organizzata ha cambiato il suo aspetto, il modus operandi, ma continua a lucrare e a uccidere. Il conflitto della società civile contro i tentacoli della piovra è ancora aperto, «ma non dobbiamo rassegnarci alle violenze - incalza -. Chi conduce questa guerra ci spieghi perché lo Stato non riesce a vincere» ha detto nel corso della sua forte testimonianza. Ecco le sue parole