VIDEO | Cerimonia di premiazione per i 24 ragazzi partecipanti all'iniziativa sinergica tra il Tribunale per i minorenni e la Figc. Per mesi hanno lavorto duramente non solo per comprendere le regole del calcio, ma anche i valori della legalità e del rispetto
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Hanno indossato per mesi la maglia della nazionale italiana, ma la loro vittoria più grande è stata quella di aver superato i pregiudizi e gli errori del passato. Si è concluso con la cerimonia di premiazione, svoltasi all’università “Mediterranea" di Reggio Calabria, il progetto “freed by football”. 24 ragazzi destinatari di provvedimenti giudiziari e stranieri in affido, a famiglie e comunità, hanno imparato non solo a giocare a calcio, ma soprattutto le regole del rispetto per gli altri attraverso la forza educativa dello sport. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra la Figc e il tribunale per i minorenni reggino, presieduto da Roberto Di Bella, che da tempo ha avviato progettualità per il reinserimento sociale dei giovani sottoposti a misure giudiziarie o comunque provenienti da contesti particolarmente difficili, anche da famiglie mafiose. Questi ragazzi non si conoscevano, hanno tutti storie diverse e provengono da paesi diversi, ma insieme sono riusciti e a vivere un’esperienza unica come ci ha raccontato Ousmane Keita, 18enne originario della Guinea e giunto a Reggio Calabria quattro anni fa in uno dei tanti sbarchi avvenuti nello Stretto. «Non conoscevo nessuno di loro- ha dichiarato- ma abbiamo legato subito. È stata un’esperienza bellissima e sono contento di essere stato scelto per partecipare. Siamo diventati subito una famiglia ed è per questo che ringrazio gli organizzatori e spero che questo tipo di iniziative si ripetano in futuro perché ci hanno aiutato tanto». “Freed by football” ha potuto contare anche sull’appoggio organizzativo e morale delle forze dell’ordine, della magistratura, e dell’Unicef che da sempre è in prima linea per la tutela dell’infanzia e dei ragazzi. «I ragazzi e i giovani tutti- ha dichiarato il presidente Francesco Samengo- hanno fatto la loro parte. Gli adulti hanno insegnato e i ragazzi hanno lavorato sodo per comprendere non solo le regole del calcio, ma quelle della legalità e dello stare insieme e noi saremo sempre al loro fianco».