VIDEO | Il padre sparì nel 2017, la scomparsa non fu mai denunciata. Il corpo seppellito tra i boschi. Il movente è da ricercarsi nei contrasti familiari. Massimo riserbo della Procura. Né confermato ma neppure smentito il contributo di un collaboratore di giustizia alle indagini (ASCOLTA L'AUDIO)
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Manca soltanto la comparazione del codice genetico, ma la Procura di Vibo Valentia è certa: il cadavere recuperato tra i boschi di Ariola, lo scorso 4 novembre, dalla Squadra mobile guidata dal dirigente Fabio Di Lella, è quello di Antonino Loielo. Sarebbe stato ucciso ed il corpo seppellito in un luogo impervio, alla periferia di Gerocarne. Un caso di lupara bianca in piena regola, per un delitto che sarebbe maturato in famiglia. Indagati – con le accuse di omicidio e occultamento del cadavere – due dei figli della vittima: Walter ed Ivan, ai quali è stato notificato l’avviso necessario affinché possano nominare i rispettivi legali e periti agli accertamenti tecnico-scientifici irripetibili sul cadavere disposti dal procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo ed il sostituto Filomena Aliberti.
Di Antonino Loielo si erano perse le tracce nell’aprile del 2017, ma nessuno dei familiari ne aveva denunciato la scomparsa. Un matrimonio finito alle spalle, diversi figli. Una nuova compagna e altri figli. Una famiglia allargata con un nome pesante, quello di un casato mafioso che affonda le radici della sua fama criminale nell’epoca dell’Anonima sequestri. Antonino Loielo, però, era una figura considerata marginale nel contesto ’ndranghetista delle Preserre vibonesi, benché da ragazzo bazzicasse con i cugini Vincenzo e Giuseppe, ovvero i fratelli che, dopo la carcerazione dei cugini, prima si presero il dominio mafioso delle Preserre decapitando il clan Maiolo di Acquaro e poi, nel 2002, furono assassinati dal gruppo guidato da Bruno Emanuele.
Il suo omicidio - come premesso - non sarebbe maturato per questioni di mafia, ma per questioni di carattere familiare sulle quali la Procura di Vibo Valentia mantiene il massimo riserbo. Cinque anni fa fu bersaglio di un gravissimo agguato. Il 22 ottobre del 2015, mentre era a bordo della sua vecchia Fiat Panda, assieme alla compagna Sofia Alessandria (allora al sesto mese di gravidanza) e al figlio Alex, rimase seriamente ferito da diversi colpi d’arma da fuoco. Il 5 novembre successivo in un attentato simile rimase ferito, anche in questo caso gravemente, l’altro figlio (oggi indagato), Walter, che viaggiava assieme ai cugini Valerio e Rinaldo Loielo. Peraltro, proprio Walter Loielo era stato già in precedenza bersaglio di un ulteriore attentato, anche questo inquadrato nel contesto della recrudescenza della guerra tra gli eredi dei boss Vincenzo e Giuseppe Loielo e i fedelissimi dell’ergastolano Bruno Emanuele.
Nel 2017, quindi, la scomparsa di Antonino Loielo. Il 4 novembre scorso, i suoi resti riportati alla luce dalla polizia. Un ritrovamento per il quale non è mai stato mai né confermato, né smentito il contributo di un collaboratore di giustizia.