La Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha notificato avvisi di garanzia per 4 persone, indagati per l’omicidio del brigadiere Carmine Tripodi, ucciso in un agguato sulla provinciale all’ingresso di San Luca 38 anni fa. Al centro dell’inchiesta, coordinata dai pm della Dda reggina Alessandro Moffa e Diego Capece Minutolo, alcuni accertamenti tecnici irripetibili che verranno effettuati domani dai Ris di Messina su indumenti, sassi e toppe di asfalto, rinvenuti sulla scena del delitto e recanti tracce ematiche riferibili ad uno degli aggressori del militare.

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Nato a Catel Ruggero, piccola frazione di Torre Orsaia nel 1960, Tripodi era giunto in Calabria alla fine degli anni ’70, prima come brigadiere a Bovalino poi nel 1982 come comandante della stazione carabinieri di San Luca. Nella Locride si vive la stagione dei sequestri di persona (che hanno fruttato numerosi miliardi di lire alle ‘ndrine) e Tripodi è un giovane investigatore che lotta nei territori ostili dell’Aspromonte per trovare i sequestrati e consegnare alla giustizia i loro carcerieri, grazie alla sua attività vengono arrestati diversi esponenti delle famiglie mafiose coinvolte nei sequestri e tutto ciò dà molto fastidio alla ‘ndrangheta che si vede intaccare la sua preziosa attività illecita.

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La sera del 6 febbraio 1985 Tripodi sta rientrando a casa, si trova sulla sua macchina lungo la provinciale che da San Luca porta alla marina quando a un certo punto viene bloccato da un commando che gli spara contro diversi colpi di arma da fuoco, lui seppur ferito riesce a reagire estrae la pistola d’ordinanza e spara ferendo uno dei sicari ma poi viene comunque ucciso. In poco tempo vengono individuati ed arrestati i suoi presunti assassini, tutti appartenenti alle cosche locali, ma nei processi che si svolgeranno negli anni seguenti verranno tutti assolti.