La domanda che i più si pongono, e che corre veloce sui social, è "come si fa?". Con quale coraggio, con quale folle spinta si può rapire una creatura che ha visto la luce da un giorno appena? Eppure la coppia finita in manette (Rosa Vespa, 51enne di Cosenza, e il marito Acqua Moses, di 43 anni, senegalese) nella notte tra martedì e mercoledì lo ha fatto. Le immagini delle telecamere di sorveglianza della clinica Sacro Cuore di Cosenza li riprendono mentre sono ancora dentro. Lei cammina tranquilla, le treccine raccolte in una coda. Porta appoggiato al petto un fagottino raccolto in un cappottino blu scuro. Lui la aspetta accanto a un porta enfant. Quando la donna si avvicina, lui si adopera per aprire quell'arnese del quale, si vede, ha poca dimestichezza. Lei si guarda intorno e si allontana verso l'uscita col fagottino in braccio. Lui la guarda un po' spaesato, prende il porta enfant e la segue.

Pare fossero diretti nella loro casa di Castrolibero dove li attendevano i parenti per festeggiare la nascita del bambino, un maschietto, del quale lei aveva dato annuncio su Facebook l'otto gennaio scorso.

La domanda ritorna: come si fa a sottrarre una bimba a una madre e pensare, poi, di fare... cosa? Fuggire? Nascondere ai familiari che si trattasse di una bambina e non del suo maschietto? E ancora cerca risposte una domanda: perché? Perché, quando è stato concepito il folle piano, uno dei due non ha fermato l'altro? Nessuno dei due è rimasto lucido? Invece, tutto è stato portato avanti. Lei che si spaccia da infermiera e, con la mascherina in volto, si presenta e prende la piccola con la scusa di portarla dal pediatra. Sono le 18:30. Quando scatta l'allarme il pensiero tra la folla corre a una nuova Denise Pipitone, ad Angela Celentano. Si gela il sangue al pensiero di una bambina di un giorno presa con così tanta facilità.

"Pazza", "malata" sono alcuni degli epiteti più leggeri che la gente posta sulla pagina Facebook della donna. A scorrerla appare come il profilo di una persona come un'altra: cani da salvare, bambini, inni all'essere zia. C'è il post di Capodanno nel quale chiede serenità «come ai vecchi tempi» dove «alzarsi al mattino non era come se dovessimo affrontare un'altra guerra, ma una nuova giornata».

Invece, lei e il suo compagno la guerra l'hanno scatenata, fermata in tempo dalla polizia in via Giorgio Almirante a Castrolibero. La piccola Sofia è tornata tra le braccia della mamma. La rapitrice, invece, avrebbe raccontato al magistrato che le sue braccia sono rimaste vuote da quell'otto gennaio, che un bambino c'era davvero ma è morto. Sarà vero? Tutto è da verificare. Il pensiero di quello che è accaduto porta ancora un misto di angoscia e paura. E la domanda: "Ma come si fa?”.