Avrebbe raccontato a tutti di essere incinta, poi si sarebbe intrufolata nella clinica di Cosenza per per portare via un bambino. Da chiarire il coinvolgimento del compagno: indagini a tutto campo mentre si valutano anche le possibili omissioni nella vigilanza da parte della struttura sanitaria
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Una vicenda drammatica che ha tenuto con il fiato sospeso l’intera comunità cosentina. La piccola Sofia, neonata rapita ieri pomeriggio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza, è stata ritrovata grazie al tempestivo intervento delle forze dell’ordine, alle quali la premier Giorgia Meloni ha dedicato un post su Facebook, ringraziando gli agenti della Squadra Mobile di Cosenza. La presunta sequestratrice, Rosa Vespa, è stata fermata insieme al marito, Acqua Moses, mentre la Procura indaga su ogni aspetto.
Il rapimento: dinamica e bugie
La donna, intorno alle 18:40 di ieri, sarebbe entrata nella clinica situata a pochi passi da Piazza Bilotti, approfittando del fatto che nessuno gli avesse chiesto documenti e il motivo del suo ingresso. Dopo aver temporeggiato, Rosa Vespa ha prelevato Sofia, nascondendola sotto un giubbino nero, ed è uscita indisturbata dalla struttura. All’esterno, ad attenderla in macchina, il marito, forse ignaro del reale contesto.
Rosa avrebbe raccontato al compagno di vita senegalese che la clinica, dopo un periodo di osservazione, aveva autorizzato le dimissioni della piccola. Una bugia grande quanto una casa, dato che la clinica Sacro Cuore non dispone di un reparto di neonatologia presente invece all’ospedale Annunziata di Cosenza.
Il passato della presunta rapitrice
Le indagini potrebbero rivelare dettagli inquietanti sul passato della donna. Rosa Vespa avrebbe perso un figlio nel 2023 a seguito di complicazioni di salute, una tragedia che avrebbe segnato profondamente la sua vita. Da allora, secondo testimonianze raccolte, avrebbe iniziato a simulare una gravidanza, confondendo, parenti, amici e vicini di casa. Alcuni di questi ricordano di aver visto il suo “pancione”, che si sospetta fosse un’illusione. Frequentava abitualmente una vicina di casa, alla quale avrebbe riferito della sua gravidanza, alimentando così il suo inganno, anche in coloro che abitavano nello stesso edificio in cui dimora la coppia che possiede anche un cortile esterno.
Le indagini e il ritrovamento di Sofia
Dopo il rapimento, le forze dell’ordine hanno attivato un’imponente macchina investigativa. Decisivo è stato il ruolo dei social media, con centinaia di segnalazioni che hanno permesso di localizzare rapidamente i responsabili in una zona residenziale di Castrolibero. La bambina è stata trovata con il corpo freddo e portata all’ospedale Annunziata di Cosenza, dove è stata sottoposta a cure. Le sue condizioni, pur monitorate, non destano preoccupazioni.
Il ruolo del marito: complice o vittima?
Gli inquirenti stanno cercando di chiarire il coinvolgimento del marito di Rosa Vespa. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo potrebbe aver agito in buona fede, convinto che Anselmo, così avevano intenzione di chiamarlo, fosse suo figlio. Tra gli indizi della sua presunta inconsapevolezza c’è la pubblicazione di una foto della bambina su Facebook, un gesto che difficilmente si concilierebbe con un piano criminale consapevole da parte di lui.
La clinica nel mirino della Procura
Mentre si indaga sul sequestro, la procura di Cosenza ha acceso i riflettori sulla clinica Sacro Cuore. Sebbene il sistema di videosorveglianza abbia permesso di identificare l’auto e la targa dei sospetti, resta da chiarire come la donna abbia potuto agire indisturbata. Gli investigatori stanno verificando eventuali omissioni nella vigilanza e le relative responsabilità. Ieri uno dei componenti del gruppo iGreco, l’avvocato Saverio Greco, ha dichiarato ai microfoni del nostro network di aver fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità affinché si riuscisse a risalire quanto prima ai due fermati. «Il sistema di videosorveglianza ha funzionato» ha detto davanti alle nostre telecamere.
Le prossime mosse
L’udienza di convalida dell’arresto di Rosa Vespa e del marito si terrà nei prossimi giorni. Il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico dovrebbe contestare il reato di sequestro di persona. Nel frattempo, l’intera comunità attende con apprensione ulteriori sviluppi, mentre la piccola Sofia riceve le cure necessarie. Una storia che ha scosso Cosenza e non solo. I due fermati sono difesi dagli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci.