Il politico racconta agli inquirenti le pressioni dell’ex manager dell’Azienda sanitaria per ottenere una “promozione”. Le conversazioni registrate e la preoccupazione di Loiero. Il dirigente veterinario sul collega: «Lui è legato a persone poco raccomandabili». L'informativa della Dda di Catanzaro
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Nomine, potere, l’ombra dei clan sull’ospedale Jazzolino e sulle elezioni regionali, accuse reciproche e, schiacciata in mezzo, l’amministrazione dell’Asp di Vibo Valentia. Gli attriti politici partono da lontano, sono fatti di denunce e conversazioni registrate di nascosto. Una storia lunga 20 anni che oggi è approdata in una informativa redatta dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e depositata, dal pm Antonio De Bernardo, agli atti del maxi processo Maestrale-Olimpo-Imperium che conta 285 imputati.
Tra gli imputati c’è l’ex capo dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia, Cesare Pasqua, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, abuso d’ufficio e minacce, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
L’accusa sostiene che sia «… legato alla figura di Luigi Mancuso e al Locale di Limbadi».
Secondo gli investigatori, Pasqua ha «contribuito concretamente, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione maliosa denominata 'ndrangheta, operante sul territorio della provincia vibonese e, in particolare, del locale di Limbadi, di San Gregorio d’Ippona e di Mileto, e quindi rispettivamente delle cosche Mancuso-Fiarè-Galati ivi operanti».
Ma si parlava di lui come uomo legato ai Mancuso, tra i corridoi della Regione, già nel 2007. Pasqua si era fatto dei nemici. Tra questi il politico (e manager sanitario) Francesco Talarico che aveva preso l’abitudine di registrare ogni conversazione che riguardasse il manager sanitario soprattutto dopo le accuse che questi gli aveva rivolto all’indomani di un fatto tragico e ancora molto amaro: la morte della giovanissima Federica Monteleone nel corso di un banale intervento di appendicectomia. Una vicenda per la quale Francesco Talarico, in qualità di direttore generale dell’Asp di Vibo, è stato condannato a due anni e quattro mesi per omicidio colposo e tentata concussione.
Ma procediamo con ordine.
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La nomina di Talarico e la mancata nomina di Pasqua
Talarico racconta agli inquirenti – siamo a gennaio 2023 – di essere stato nominato direttore generale dell’Asp di Vibo Valentia nel 2005 «e, pertanto, dovevo individuare il direttore sanitario ed il direttore amministrativo». L’allora presidente della Regione, Agazio Loiero, «mi suggerì di tenere in considerazione, per l’incarico di direttore sanitario, l’allora direttore dell’unità operativa di medicina del lavoro dell’Asp di Vibo Valentia, ovvero il dottore Cesare Pasqua». È lo stesso Loiero che, però qualche giorno dopo, fa marcia indietro: «… mi riferì che esisteva un’intercettazione in cui emergeva che il clan Mancuso avesse votato per Cesare Pasqua alle elezioni regionali. Loiero – dice Talarico – era pertanto allarmato da questa circostanza in quanto Pasqua si era presentato in una delle liste a lui collegate. Preciso tuttavia che Pasqua aveva ricevuto 3.500 voti, ma non era stato eletto». Ad ogni modo, la nomina di Pasqua viene cassata anche se il dirigente, avendo portato 3.500 voti, «si aspettava comunque una nomina importante». Mentre Loiero corre ai ripari chiedendo espressamente a Talarico «di non menzionare il suo nome nelle mie interlocuzioni con Cesare Pasqua», quest’ultimo va a lamentarsi con il direttore generale per la mancata promozione.
Talarico capisce di trovarsi in un posizione scomoda e comincia a registrare le conversazioni che poi allegherà a una serie di denunce presentate nel corso del tempo.
La morte di una ragazza e le guerre intestine
Per quanto riguarda la nomina, Pasqua non demorde e, racconta Talarico, «si presentò da me per essere nominato direttore del dipartimento di Prevenzione e, anche in questo caso, io non lo accontentai perché era già stato nominato un dirigente per quel dipartimento ed io non avrei potuto intervenire in alcun modo. Ricordo che Pasqua ci rimase male e continuò ad esercitare una certa pressione su di me, ma non venne assecondato».
Gli attriti e i veleni vengono a concentrarsi, nel 2007, su un fatto drammatico: la morte di Federica Monteleone «che doveva essere operata per un'appendicite, entra in coma perché si verifica un 'interruzione di corrente, per poi morire una settimana più tardi nell'ospedale di Cosenza ove era stata nel frattempo trasferita».
Ne nasce un’inchiesta nel corso della quale «ad un certo punto, Pasqua testimonia contro di me – dice Talarico –, dicendo che io all'epoca avevo cercato di corromperlo per ottenere da lui un parere preventivo sulla sala operatoria nella quale la signora Monteleone era poi entrala in coma, in cambio della nomina a direttore del dipartimento di Prevenzione».
Francesco Talarico afferma che «quando arrivai all’Asp di Vibo trovai una situazione disastrosa in merito a tutte le sale operatorie presenti. Per tale motivo queste, su mia disposizione, furono ristrutturate e messe a norma. Durante quel periodo, per evitare di rimanere senza sala operatoria in ospedale, diedi incarico di realizzarne una nuova. Quest'ultima praticamente è la sala in cui, poi, qualche tempo dopo, è entrata in coma la signora Monteleone. Pasqua mi accusava in buona sostanza di avergli fatto pressioni affinché lui rilasciasse un parere preventivo positivo sulla sala operatoria nuova in cambio della mia determinazione di nominarlo direttore del dipartimento di Prevenzione, sovvertendo di fatto ciò che avvenne realmente e che vi ho prima raccontato».
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L’appoggio dei Mancuso per l’elezione del figlio di Pasqua
Nel 2014 Talarico continua a registrare tutto quello che può sui legami di Cesare Pasqua con le cosche vibonesi. Nel corso di un dialogo tra il manager e il dirigente veterinario del dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, Giorgio Piraino, che da tempo conosceva Pasqua per motivi professionali, sarebbe emerso l’impegno della cosca Mancuso per l’elezione del figlio di Pasqua alle elezioni regionali.
La conversazione risale al 10 novembre 2014. Nessuno dei due è coinvolto nel maxi procedimento.
«La campagna elettorale loro la fanno, la stanno facendo», dice Piraino.
«Chi i Mancuso?», chiede Talarico.
«Eh la maggior parte... tu vedrai quanti voti prenderanno, ricordati quello che ti dico io», aggiunge il dirigente veterinario.
«Tu l'altra volta mi hai raccontato mi ricordo, una serie di storie di Pasqua, dei rapporti con i Fiarè…», lo rintuzza Talarico.
«Lui è legato... purtroppo è legato a persone poco raccomandabili, tu non puoi dire niente Francesco, niente», dice Piraino secondo il quale Pasqua sarebbe stato prestanome dei Fiarè per quanto riguarda un terreno. Terreno del quale poi si erano «disfatti» perché stava per partire un’inchiesta.