Esposto ad Interni, Difesa, Protezione civile nazionale, prefetto, presidenza regionale. Chiesto immediatamente l'impiego delle forze armate. A far temere il peggio, rientri massicci e scarsità di mezzi
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“L’appello dei 100”, che tanti sono i firmatari: si potrebbe chiamare così l’esposto del 14 marzo firmato da tutti i sindaci del cosentino, che rappresenta forse un precedente assoluto nella storia della Regione. Si rivolgono al Ministro della Difesa e dell’Interno, al dipartimento della Protezione civile nazionale, al prefetto di Cosenza ed alla presidenza della regione. E chiedono tutti la stessa cosa: l’impiego dell’esercito.
Rischio gravissimo
Gli amministratori invocano «Misure straordinarie indispensabili per scongiurare il contagio
pandemico da Covid-19 sul territorio provinciale e regionale». Esprimono preoccupazione più che palpabile per un «Gravissimo rischio di diffusione contagio epidemiologico da Coronavirus derivante da incremento dei flussi migratori di popolazione proveniente dal Centro Nord». E temono a breve le conseguenze disastrose in termini di pubblica sicurezza e tenuta del sistema sanitario, dell'escalation di contagi dovuti ai rientri incontrollati dal Nord Italia.
Rientri massicci e pericolosi
Il documento prosegue citando le ordinanze con le quali si invitava la popolazione al rispetto degli obblighi di contenimento degli spostamenti, e la nota del 13 marzo con la quale i sindaci dell’Alto Tirreno Cosentino chiedevano al prefetto di Cosenza, il 13 marzo di presidiare gli ingressi dell’A2 e della SS18-Tirrena inferiore, nel tentativo di impedire i flussi incontrollati di accessi al territorio regionale tali da aumentare in maniera esponenziale il rischio di contagio.
L'Esercito, subito
Le conseguenze dei rientri fanno temere il peggio: ovvero, che il «copioso numero di atti, ordinanze, comunicazioni ed esposti con cui i sindaci stanno provando a fronteggiare questo gravissimo rischio epidemiologico» rischia di rimanere carta straccia per «la grave e consolidata carenza di organico dei Comuni calabresi». Da qui la richiesta «con forza e all’unanimità, che le autorità in indirizzo dispongano l’immediato dispiegamento sul territorio dei comuni calabresi dell’Esercito e delle risorse disponibili delle altre forze armate».
Uomini e mezzi insufficenti
«I Sindaci di questi Comuni – proseguono - possono contare su pochissime unità idonee a garantire l’esecutività degli atti e delle ordinanze». I corpi di Polizia municipale, lamentano, per numeri e mezzi, sono del tutto insufficienti a compiere le azioni di controllo, contenimento e repressione necessarie. La situazione, se incontrollata «rischia di trasformarsi in una vera e propria catastrofe». E gli sforzi compiuti, proseguono, sono interventi locali, per iniziativa dei singoli-. «È indispensabile una cabina di regia prefettizia e/o regionale, che emani direttive precise e univoche, e che intervenga con i mezzi necessari per dare attuazione alle disposizioni» quanto disposto».
Scongiurare la catastrofe
Infine l’appello: «In assenza di un provvedimento in tal senso – si spingono a dichiarare i sindaci - tutto quanto scritto, prodotto, disposto e auspicato, rimarrà mera produzione documentale utile a chi, in futuro, avrà necessità di informarsi su come in Calabria nel 2020, si diffuse un virus letale capace di provocare innumerevoli vittime».