Sono passate poche settimane da quando un esemplare di lupus italicus, una femmina, di un anno circa, è stata investito in pieno e ucciso da un’automobile al centro della carreggiata di via del Progresso, alle porte di Lamezia Terme. A trovarla, ha voluto il destino, un volontario di GreenWood, società che si occupa proprio di studi naturalistici ed etologici.

Un gruppo di studiosi che i lupi li osserva e li studia per capire come le loro abitudini stiano mutando e che cosa stia accadendo. Del corpo della lupa si sono occupati i Forestali prima e la Multiservizi dopo. Abbiamo cercato di capire come sia possibile che gli animali arrivino alle porte della città e se questo sia pericoloso o meno per l’uomo incontrando questa società cooperativa che ha deciso di dedicarsi allo studio dei “nostri” lupi.

A ritrovare quella mattina alle sei e mezza l’esemplare morto di via del Progresso è stato Angelo Lucia, volontario che lo ha spostato dalla strada per metterlo in sicurezza e ha chiamato le autorità competenti. È proprio lui a raccontarci di avere capito subito che si trattava di una lupa e di averne anche intuito la giovane età.

Purtroppo, non si tratta della prima carcassa ritrovata tra Lametino e Catanzarese, ci dice, e questo perché, così come nei decenni si è modificato l’ambiente e il territorio, allo stesso tempo i lupi hanno adattato le loro abitudini e stili di vita.

Il lupo riconquista i suoi spazi

Da chiarire a prescindere c’è che il lupo non è pericoloso per l’uomo. Risalgono ad un secolo fa gli ultimi attacchi. Le fiabe ci hanno portato a coltivare un immaginario collettivo in cui il lupo è quell’animale subdolo e dai denti aguzzi pronto ad aggredire l’essere umano, ma non si tratta affatto di questo.

«È assolutamente normale – ci dice Lucia – che ci siano dei lupi nelle vicinanze della città. Fa parte del loro spostarsi, muoversi e riconquistare il territorio».

I lupi della zona, attratti da cinghiali e cassonetti

Gli studi e le osservazioni della GreenWood da tempo riguardano anche Lametino e Catanzarese, perché i branchi non mancano. Lentamente il lupo sta estendendo la sua presenza, trovando cibo in cinghiali e  cassonetti della spazzatura. 

«C'è un'espansione naturale della popolazione del lupo che riguarda tutta Italia ormai da diverso tempo. Le concause sono tante – ci spiega Giacomo Gervasio della Greenwood -. Dal maggior numero di riserve e di aree protette, all’aumento delle norme di tutela. Non c’è motivo di allarmarsi, anzi, è una presenza da gestire solo per quelle che possono essere le implicazioni negative proprio per il lupo».

L’ibridazione con il cane

Popolando un territorio in cui il cane è comune aumentano i fenomeni di ibridazione con gravi ripercussioni sulla conservazione della specie: «Possiamo dire – spiega Gervasio – che è forse è il problema più grande che abbiamo in questo momento in Italia relativamente proprio al lupus italicus. L’incrocio con i cani mette a rischio l’identità genetica della specie che così potrebbe scomparire».

L’attacco alle greggi

A volte capita che i lupi seguano l’istinto attaccando le greggi e causando perdite importanti per gli imprenditori del ramo. Più volte ci sono stati “attacchi mediatici” da questo punto di vista contro il lupo. Ma proprio la circostanza che sia un atto un “ritorno” del lupo nei suoi luoghi dovrebbe, secondo Gervasi, portare ad un altro ritorno: quello ad una gestione degli animali nell’ottica di possibili agguati.

«Negli anni si è abbassata la guardia - ci spiega il ricercatore – ora bisogna riattivare quelle che sono le vecchie sane abitudini anti lupo. Riprendere, ad esempio, i protocolli di salvaguardia che ci sono e dare un contributo a tenersi il proprio patrimonio zootecnico al sicuro»