È molto elevato il numero di sentenze emesse dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti in accoglimento della domanda di condanna proposta dalla Procura regionale. Le pronunce risarcitorie ammontano a quasi 20 milioni di euro nel 2024 in aumento rispetto lo scorso anno del valore di 15 milioni di euro. È questo uno dei dati emersi dalla relazione svolta dal presidente di sezione, Domenico Guzzi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti.

Fondi per l’agricoltura… a pioggia

Come evidenziato dal procuratore regionale, Ermengildo Palma, vera emergenza resta «l’indebita percezione di ingenti finanziamenti dell’Unione Europea». Secondo quanto riportato nella relazione dell’ufficio di Procura, in 22 sentenze ci sono state condanne per oltre quattro milioni e mezzo, sono state poi depositate citazioni per quasi due milioni di euro.

«Permane invariata la tipologia di illeciti contestati e sanzionati riconducibile alla percezione di finanziamenti in violazione della normativa antimafia da parte di soggetti sodali o contigui alla criminalità organizzata, alla falsa attestazione della disponibilità di immobili la cui superficie ha concorso alla determinazione dell’importo erogato, all’indebito utilizzo delle somme per finalità diverse da quelle per le quali è stata finalizzata la dazione».

La Regione non ha aumentato i controlli

Il procuratore Palma conclude, quindi, «l’alta frequenza dell’accertamento di tali fattispecie non ha tuttavia determinato né l’amministrazione regionale né l’agenzia regionale all’elevazione del livello di attenzione a analisi preventiva della effettiva presenza dei requisiti di accesso, e all’adozione di correttivi che determinino il progressivo ridimensionamento di un fenomeno che presenta, nella reiterazione dei casi, un evidente indice di anomali nella gestione delle risorse pubbliche».

I fondi di Calabria Verde

È riportato poi il caso di Azienda Calabria Verde, ente strumentale della Regione Calabria, destinataria di una domanda di risarcimento per avere impiegato fondi dell’Unione Europea, destinati alla messa in sicurezza del territorio contro il rischio di frana e di dissesto idrogeologico per l’ordinaria attività dell’azienda.

Nello specifico, i finanziamenti sarebbero dovuti essere utilizzati per la mitigazione del rischio frana ed esondazioni dei corsi d’acqua, invece utilizzati per il pagamento degli stipendi degli operai forestali, per l’acquisto di materiali e utilizzo dei dipendenti pubblici per la ristrutturazione dell’abitazione di un dirigente di Calabria Verde, o per il pagamento di un professionista esterno all’azienda privo dei presupposti di legge. Il danno contestato è di 159 milioni di euro.

Sanità

Sul fronte della sanità per il procuratore «ampio e capillarmente diffuso sul territorio regionale è il novero di attività illecite, le quali contribuiscono a negare alla comunità una sanità con standard almeno ordinari». Le criticità rilevate ancora nel 2024 «confermano la violazione delle regole di buona amministrazione e di sana gestione delle risorse pubbliche ed una cultura dell’amministrare lontana dal rispetto delle discipline manageriali».

Per il procuratore non va sottaciuta «l’approssimazione applicativa e l’elusione delle regole di buona amministrazione delle risorse pubbliche, né l’incuria nella gestione di risorse finanziarie che trova nell’assenza di programmazione e nella prosecuzione dei contratti a manutentori e fornitori vere patologie, cui non sono estranee connivenze e allarmanti elusioni dei principi di ordinaria amministrazione».

Appalto decennale

Un caso è rappresentato, ad esempio, dall’atto di citazione dello scorso ottobre per il danno erariale causato da una Asp calabrese per l’affidamento del servizio di ritiro, trasporto, ricarica e gestione delle bombole del gas medicale di un presidio ospedaliero. Secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, il servizio è stato fornito dalla stessa ditta per quasi dieci anni «oltre la data di scadenza del contratto. Il fatto di aver omesso di ricorrere ad un nuovo affidamento tramite procedura di evidenza pubblica, capace di poter garantire la valutazione di una pluralità di offerte economicamente più vantaggiose, ha determinato per l’Asp il mantenimento di un servizio con costi più elevati ed il conseguente danno erariale», quantificato in un milione e 300mila euro.