«Durante il periodo di lavoro ho iniziato a fare qualche piccola richiesta, sempre rientrante nei miei diritti di lavoratore, e la risposta fornitami da Pasqualino Perri è stata quella del trasferimento alla sede di Amantea, che sarà anche lecita formalmente ma mi ha costretto di fatto a dare le dimissioni, in quanto con mille euro di stipendio mensile e le spese relative al viaggio da affrontare di fatto non avrei guadagnato nulla».

Operazione Mari Neri

È una delle tante testimonianze raccolte dal nucleo operativo e nucleo mobile del gruppo di Guardia di Finanza di Lamezia Terme e cristallizate nel decreto che questa mattina ha portato al sequestro preventivo del valore di 665mila euro nei confronti dei due imprenditori lametini Pasqualino e Francesco Perri. Secondo le Fiamme Gialle, i due legali rappresentanti dei punti vendita "La Nuova Nave" e "Atlantico" con sede a Lamezia Terme avrebbero sottoposto i lavoratori a condizioni di sfruttamento approfittando del loro stato di bisogno che deriva dall'assenza di diverse opportunità occupazionali sul territorio.

L'amministratore giudiziario

A metterlo nero su bianco anche l'amministratore giudiziario, Antonio Domenico Mastroianni, nominato dal Tribunale dopo il sequestro operato nei confronti di diverse attività commerciali in capo al gruppo impreditoriale. «Fu rilevato - racconta il commercialista - che vi era una grande disorganizzazione nella gestione del personale in ragione della quale presumibilmente i dipendenti effettuavano ore maggiore rispetto a quelle previste. Al riguardo furono interpellati i vari lavoratori ed alcuni ammisero con una certa ritrosia che svolgevano ore di lavoro maggiori rispetto a quelle retribuite».

Da 9 a 11 ore di lavoro

All'esito di lunghe attività d'indagine che hanno condotto le Fiamme Gialle lametine ad installare anche sistemi di videosorveglianza per verificare le reali ore di lavoro prestate dai dipendenti nei vari punti vendita sarebbe emerso come «ogni operaio identificato mediamente da 9 fino ad anche 11 ore di lavoro, effettuando quindi orari di lavoro di gran lunga superiori rispetto a quelli previsti dal contratto collettivo nazionale». 

Tutte le domeniche

Elementi che avrebbero trovato il conforto delle testimonianze rese dai dipendenti. Una di loro ad esempio racconta: «Dal 2007 quindi lavoro con turni 7.00/13.30 e 16.00/20.30 dal lunedì al sabato e le domeniche in maniera alternata dalle 7.30 fino alle 13.00. Preciso, tuttavia, che le vigilie delle festività e tutto il mese di dicembre e il periodo di Pasqua, le domeniche le lavoro tutte e in occasione delle vigilie lavoro dalla 7.00 alle 20.30 con una ora di pausa».

Ambiente ostile

Nel corso delle indagini, secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbero emerse vere e proprie forme di prevaricazione fisica e morale nei confronti dei dipendenti come confermato dalle testimonianze rese: «Le lamentele avvengono sempre e solo tra noi dipendenti - racconta una lavoratrice - Le richieste concernenti la modifica degli orari di lavoro, ferie e pagamento degli straordinari non sono contemplate presso l'azienda e per tale motivo nessun dipendente le avanza perché le regole sono quelle che abbiamo accettato all'inizio; anche perchè l'ambiente lavorativo potrebbe diventare ostile».

Trasferimenti forzati

«Tra di noi dipendenti è sempre presente il timore - aggiunge ancora - che, poiché i Perri hanno punti vendita in tutta la Calabria, in caso di nostre richieste che vanno contro le regole, possiamo essere trasferiti. Questo per noi vorrebbe dire dare le dimissioni in quanto i costi di viaggio sono maggiori dello stipendio che prendiamo». Indagati anche Maria Barresi, moglie di Pasqualino Perri, e direttrice di uno dei punti vendita e Roberto Rispoli dipendente dell'ipermercato Midway e responsabile del punto vendita Stella Maris. 

I tranquillanti

In particolare di questo ultimo una dipendente racconta agli investigatori: «Non è mai stato volgare ma ha sempre assunto un atteggiamento opprimente all'interno del negozio. Io sono arrivata ad avere dei veri e propri stati d'ansia tanto da dover prendere dei medicinali tranquillanti per riuscire a dormire. Ho sopportato tutto questo fino a maggio del 2016 per poi licenziarmi autonomamente perché non sopportavo più quell'ambiente».

Vessazioni

La dipendente aggiunge poi particolari riguardanti le vessazioni subite da una collega a causa dell'aspetto fisico: «Rispoli, Barresi e Pasqualino Perri rendevano evidente una certa insofferenza ed acredine. Non perdevano occasione per deriderla anche in ragione della sua costituzione fisica. Ricordo che quando rimase incinta mi racconto che i titolari del supermercato le consigliarono di abortire in quanto essendo grassa non sarebbe riuscita a portare a termine la gravidanza. Ricordo che la mia collega soffriva tantissimo per questo. Non solo, posso anche dire che a seguito della comunicazione della sua gravidanza le furono affidate mansioni di repartista mentre prima era stata addetta esclusivamente alla salumeria. Quindi, la costringevano in un certo modo a mettere a rischio il suo stato in quanto bisogna effettuare movimenti e prendere pesi che per una donna incinta possono essere nocivi».