Da un anno e mezzo senza lavorare e senza portare a casa lo stipendio. Sono oltre quaranta i dipendenti della Domus Aurea di Chiaravalle rimasti a casa dopo la sospensione delle attività seguita al focolaio che scoppiò all’interno della struttura colpendo diversi pazienti e operatori.

Fu il primo in Calabria, un vero e proprio caso. Da allora è passato oltre un anno e l’Rsa ha vinto tutti i ricorsi: per il Tar e per il Consiglio di Stato può riprendere le proprie attività ed essere accreditata dalla Regione. A bussare alla porta della struttura ci sono diverse famiglie in attesa, ma i commissari prefettizi che guidano l’Asp di Catanzaro non ottemperano a quanto dovrebbero e così oggi disperati i lavoratori sono stati con il sindacato Usb negli uffici amministrativi dell’Asp di Lamezia in protesta per chiedere un confronto che non è andato come sperato.

I rappresentanti sindacali sono stati rimandati alla prossima settimana, mentre i referenti dell’azienda spiegano di essersi trovati di fronte ad un muro di “non so”. La protesta è stata sostenuta anche dal fatto che la sigla ha inviato tre pec per chiedere un incontro sul futuro dei lavoratori senza avere alcuna risposta. «Vogliamo lavorare e portare a casa il pane in modo onesto», rivendicano i lavoratori. Il titolare della struttura Domenico De Santis è perentorio:«Chiediamo che i nostri diritti non vengano ancora una volta calpestati, non ce facciamo più. Molti dei miei dipendenti vivono alla fame vivono con un salario che gli proviene dalla cassa integrazione che è meno della metà di quello che guadagnavano quando prestavano attività lavorativa».


«Sono stati calpestati anche i Lea. Quaranta e più famiglie non possono ricoverare i loro familiari nella nostra Residenza perché siamo alla mercé dei commissari dell’Asp di Catanzaro che se ne inventano una al giorno e non intendono ottemperare o ad adempiere e rispettare le sentenze – aggiunge . In uno Stato di diritto le sentenze vanno rispettate!»
Presente alla protesta anche il sindaco di Chiaravalle Domenico Donato e una delegazione di lavoratori del Sant’Anna.