Spirano venti di guerra sull'emendamento, da poco approvato al Senato, che in parte contribuisce a riscrivere il decreto Calabria bis. Il provvedimento che ancora deve giungere alla Camera per il definitivo varo è però già finito nel mirino della sanità privata e delle ditte che operano in qualità di fornitori delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi.

Il blocco della riscossione crediti

Casus belli è il blocco delle procedure esecutive stabilito nell'emendamento che nei fatti crea una sorta di scudo amministrativo a vantaggio degli enti del servizio sanitario contro i privati, i quali non potranno più attivare procedure esecutive - fino al 31 dicembre 2025 - al fine di riscuotere crediti vantati nei confronti delle aziende. Una misura che evidentemente mira a garantire liquidità e a rimetter parzialmente ordine in un sistema incancrenito in cui i ritardati pagamenti delle fatture hanno generato un meccanismo patologico di liquidazione anche per più volte consecutive delle stesse fatture provocando un danno per le casse degli enti pubblici.

Doppi pagamenti

Fulgido esempio è il pagamento di somme non dovute da parte dell'Asp di Catanzaro ad una società di factoring che le aveva ricevute - in virtù di una cessione - dalla clinica privata Sant'Anna Hospital. Sul caso la Procura della Corte dei Conti ha invitato sette persone a dedurre per una ipotesi di danno erariale di 17 milioni e mezzo di euro, il valore degli importi che secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza non era dovuti ma che l'Asp ha liquidato per effetto di una sistematica aggressione alle casse dell'ente messa a segno attraverso l'attivazione di decine e decine di procedure esecutive

Emendamento e fuoco di fila

È questo lo specifico contesto entro cui andrebbe ad operare la norma ma sull'emendamento già si è scatenato il fuoco di fila. In prima linea il presidente dell'ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico, che ha annunciato battaglia dichiarando di esser disposto ad «intraprendere ogni iniziativa utile per impedire che tutto ciò avvenga» a tutela «di moltissime imprese che da anni vantano crediti ingenti dalle strutture sanitarie calabresi». Il provvedimento viene bollato come anticostituzionale ma già sulla materia si è pronunciata la Consulta che proprio ieri ha depositato una sentenza che ha in parte respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Napoli

Legittimità costituzionale

Il Tribunale, in qualità di giudice delle esecuzioni in una procedura espropriativa contro l'ospedale Cardarelli, si è rivolto alla Consulta ravvisando profili di illegittimità costituzionalità nel decreto legge 19/2020 che aveva, appunto, disposto la sospensione delle procedure esecutive e l'inefficacia dei pignoramenti nei confronti degli enti del servizio sanitario nazionale fino al 31 dicembre 2020. Proprio in virtù di questo provvedimento un privato cittadino non aveva potuto ottenere il risarcimento del danno per la morte di un congiunto. 

Sbilanciamento degli interessi

Secondo il giudice del Tribunale di Napoli il decreto legge viola l'articolo 24 della costituzione, «atteso che il "sacrificio" posto a carico dei creditori degli enti del servizio sanitario nazionale (sotto forma di improcedibilità delle azioni esecutive dagli stessi già promosse) non appare "bilanciato" con la previsione di un sistema di effettiva tutela equivalente». Insomma, vi sarebbe uno sbilanciamento tra le posizioni in gioco a tutto svantaggio dei creditori a cui la parte pubblica non sarebbe più obbligata a «rispondere economicamente degli effetti pregiudizievoli delle condanne giudiziarie subite». 

La proroga del blocco

Nel procedimento si sono poi inseriti la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha chiesto di dichiarare le questioni infondate o inamissibili, l'associazione di coordinamento della ospedalità privata e una multinazione specializzata nella commercializzazione di reagenti che aveva già avviato un pignoramento nei confronti dell'Asl Napoli I. Quest'ultima ha inoltre chiesto alla Consulta di esaminare la legittimità costituzionale del decreto legge 183/2020 che aveva prorogato il blocco fino al 31 dicembre 2021. E neppure la Calabria è rimasta esclusa dal contenzioso: infatti la casa di cura Villa Sant'Anna di Reggio Calabria si è inserita chiedendo di accogliere le questioni di illegittimità vantando crediti nei confronti del'Asp per prestazioni erogate in regime di accreditamento nel 2016 e nel 2017. 

La pronuncia della Consulta

La Consulta nella sentenza depositata ieri ha dichiarato inammissibili o infondati la quasi totalità dei ricorsi avanzati sulla questione di legittimità posta avverso il primo decreto legge (19/2020). Nel dispositivo si giudica «ragionevole e proporzionata» la misura originaria del blocco delle procedure esecutive poiché «contenuta in poco più di sette mesi e poichè si esauriva quindi nella prima fase dell'emergenza pandemica». «Costituzionalmente tollerabile ab origine, la misura è divenuta sproporzionata e irragionevole per effetto di una proroga di lungo corso e non bilanciata da una più specifica ponderazione degli interessi in gioco» prosegue poi il dispositivo che ha dichiarato incostituzionale l'art. 3, comma 8, del decreto legge 183/2020 che ha esteso gli effetti del blocco fino a dicembre 2021. «Gli effetti negativi della protrazione del "blocco" delle esecuzioni sono stati lasciati invariabilmente a carico dei creditori, tra i quali pure possono trovarsi anche soggetti cui è stato riconosciuto un risarcimento in quanto gravemente danneggiati nella salute o operatori economici a rischio di espulsione dal mercato».

Il caso Calabria

Ovviamente in questo caso la Consulta si è espressa su un provvedimento intervenuto in una fase straordinaria ed emergenziale quale quella pandemica. E non è detto che la situazione in cui versa attualmente la sanità calabrese sia meno straordinaria o emergenziale, resta quindi da capire l'orientamento che sarà assunto sul caso Calabria quando inevitabilmente la questione di legittimità costituzionale - ma questa volta dell'emendamento al decreto Calabria bis - sarà nuovamente posta al cospetto dei giudici delle leggi.