Sta rispondendo bene il territorio di Vibo Valentia alle numerose operazioni antimafia che lo hanno investito. Il 2023 appare come un anno spartiacque con le recenti sentenze Rinascita e Petrolmafie. Ne misura il battito il procuratore Camillo Falvo che prima di guidare l’Ufficio inquirente della provincia calabrese, è stato applicato come sostituto della Dda di Catanzaro su Vibo. Di recente, durante la consegna al magistrato del premio “Operatore d’oro”, è stato chiesto a Falvo cosa fosse cambiato dopo tanti interventi sul territorio: «Fino a qualche anno fa – dice il procuratore – i capi mafia erano tutti liberi di operare nel circondario. Oggi credo che quasi tutti, se non tutti, sono assicurati alle patrie galere. Molti sono stati condannati con una sentenza passata in giudicato, altri in primo o in secondo grado, molti sono al 41bis. La situazione è completamente diversa rispetto a qualche anno fa e questo è il segno tangibile di tutto quel lavoro che è stato fatto dalla Distrettuale antimafia e dalla Procura di Vibo».

Un lavoro, quello tra la Dda di Catanzaro e l’Ufficio di Vibo, che procede in tandem, in virtù anche delle conoscenze di Falvo sulla criminalità vibonese. «Questo – spiega il magistrato – è stato un valore aggiunto in questi anni. Io arrivavo dalla Dda di Catanzaro dove mi ero occupato della Provincia di Vibo, per un po’ anche della provincia di Cosenza, e questo ha facilitato la sinergia tra le due Procure. Noi l’abbiamo considerata per tanti anni come se fosse una sola Procura e così continuiamo a fare e continueremo anche adesso che il procuratore Nicola Gratteri non è più a Catanzaro (è stato nominato alla guida dell’Ufficio inquirente di Napoli, ndr)».

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I traguardi della Procura e l’affanno del civile

La Procura di Vibo ha raggiunto obiettivi importanti: «Per quanto riguarda il penale – spiega Falvo – abbiamo portato a termine l’opera di abbattimento dell’arretrato e oggi la Procura lavora praticamente in tempo reale su tutti i procedimenti tanto che oggi i pubblici ministeri a Vibo vanno a seguire i processi a dibattimento per le indagini che hanno svolto loro e questo è un traguardo importante perché credo che poche Procure in Italia possano organizzarsi alla stessa maniera». Il Tribunale ha portato a termine «due maxi processi importantissimi come Rinascita Scott e Petrolmafie. Anche se poi ha dovuto pagare il prezzo di lasciare un po’ indietro il civile. E questo non è un buon segnale perché, come avevo avuto modo di dire anche in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, se si trascura il settore civile poi la gente, non ricevendo giustizia dallo Stato, rischia di rivolgersi alle organizzazioni criminali, un dato che avevamo documentato in tanti processi nel corso degli anni, primo tra tutti Costa Pulita che purtroppo ancora non ha visto la conclusione qui al Tribunale di Vibo».

Il numero monstre delle interdittive antimafia

La provincia di Vibo registra un numero monstre di interdittive antimafia. «L’ultimo rapporto della Commissione parlamentare antimafia ci dà dei numeri incredibili – dice Falvo – se pensiamo che il numero delle interdittive in rapporto alla popolazione, e al numero di attività economiche presenti sul territorio, è doppio rispetto alla seconda provincia che è Reggio Calabria, questo dà la misura del grado di penetrazione criminale nell’economia. Pensiamo che questi numeri si riferiscono al 2018, quindi a prima di Rinascita Scott. Peraltro qui a Vibo c’è un livello istituzionale altissimo, come dimostrato dal lavoro del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che ha prodotto tutta una serie di scioglimenti comunali, di commissioni di accesso in altri enti. E questo è il frutto di tutte queste operazioni, di questa attività giudiziaria che è stata svolta nel corso degli anni a Catanzaro in Distrettuale antimafia».

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«Ricevo persone tutte le settimane»

Fin dal suo insediamento, quattro anni fa, Falvo ha sempre dichiarato che la sua porta sarebbe stata sempre aperta per coloro che volessero rivolgersi alla Giustizia. «Io penso che si possa affermare che fino a qualche anno fa, fino a una decina di anni fa, a Vibo si avvertiva solo, o quasi esclusivamente, la presenza di una forte criminalità organizzata. Lo Stato faticava ad affermare la legalità sul territorio. Credo che in questi ultimi anni il rapporto si sia completamente invertito. Si avverte forte la presenza dello Stato, la gente ha più fiducia e questo noi lo registriamo tutti i giorni. Io continuo a ricevere gente che viene a denunciare tutte le settimane. Ovviamente è un processo lungo, la situazione era veramente molto complicata. Stiamo ancora aspettando quella risposta sociale che inverta la situazione che c’era in precedenza. La propensione alla denuncia ancora non è arrivata ai livelli che noi ci attendevamo. Però, forse, era anche troppo presto. Ma quel cambiamento che noi tutti aspettavamo si è innescato».

Meno crimini violenti

Per tanto tempo Vibo è stata tristemente nota come una provincia col più alto tasso di crimini violenti. Le forze della Procura di Falvo sono state sin da subito impiegate per «fronteggiare la diffusione delle armi sul territorio. Abbiamo fatto tantissime operazioni e i risultati si sono visti. Nell’ultimo anno abbiamo avuto pochi tentati omicidi e omicidi rispetto agli anni precedenti. Certo, poi vi sono tutti gli altri reati. Noi avremmo bisogno a Vibo di una maggiore presenza delle forze dell’ordine. Non che non ci siano, sono di primissimo livello e le dobbiamo ringraziare per quello che fanno. Però, forse, rispetto alle illegalità che ci sono, non sono adeguate. Gran parte delle forze viene impegnata dalla Distrettuale antimafia. Ovviamente io di questo non mi posso lamentare perché sono proprio io a inaugurare quella stagione. Però se avessimo a disposizione, soprattutto in campo economico, la Guardia di finanza, un maggior numero di persone potremmo fare molto di più». Nonostante questo, la Procura riesce a intervenire in tempo quasi reale rispetto alle denunce che riceve.

L’inversione del trend

Il trend, fino a qualche anno fa, era soprattutto quello di rivolgersi al capo bastone di turno per dirimere qualunque controversia, un confine conteso, problemi sentimentali, recupero di somme. Un chiaro sintomo della scarsa fiducia nello Stato e grande consenso nella criminalità organizzata. «Da quando sono arrivato – dice Falvo – ho spinto la gente a denunciare. Cosa che è avvenuta in parte, ancora non completamente, e quando si arriverà ad eliminare completamente questo fenomeno, ma siamo a buon punto, penso che le cose potranno cambiare».