Un litigio, urla e minacce di morte. Poi lo sparo e una vita si spegne all’improvviso. È la sera dell’1 aprile dello scorso anno, gli italiani sono rinchiusi in casa per il lockdown, e un diverbio per 30 euro si trasforma in tragedia.

Francesco Palmieri, 26enne di Paravati di Mileto, che di quella lite è solo spettatore, muore per un colpo di fucile alla testa, sparato, forse per sbaglio, durante una colluttazione tra suo cugino Nicola Polito e Pasquale Evolo. L’oggetto del contendere è la restituzione di pochi euro per la cessione di marijuana.

Le indagini dei carabinieri portano ad incriminare Nicola Polito e Pasquale Evolo: il primo sceglie di essere giudicato con il rito abbreviato e viene condannato in primo grado a 8 anni e due mesi di carcere per omicidio colposo. Per il gup del tribunale di Vibo, il colpo mortale sarebbe partito durante il corpo a corpo tra i due.

I rilievi effettuati dei periti, infatti, convincono la procura che a premere il grilletto sia stato Evolo mentre tentava di disarmare Polito.

L’inchiesta dei militari dell’Arma in poco tempo aveva messo in fila gli accadimenti di quella sera: dall’incontro dei protagonisti della vicenda, intorno alle 21, a casa di Pasquale Evolo, fino alla tragedia di via Marina a Paravati. Una ricostruzione puntigliosa nonostante tutti mentano almeno in principio: mente Polito, che cambia tre versioni nel corso della notte; mentono Pasquale Evolo e suo fratello Giuseppe.

Ad aiutare gli investigatori ci sono la telecamera posta fuori dall’abitazione di Evolo e i tabulati telefonici. I rilievi balistici e le tracce di entrambi gli indagati sul fucile rinvenuto in una casa in uso a Polito, infine, cristallizzano, secondo gli inquirenti, ruoli e responsabilità.

La prima sentenza, però, lascia scontenti tutti tranne il difensore di Polito Salvatore Sorbilli: per il legale di Evolo Filippo Accorinti, infatti, lo sparo sarebbe stato antecedente alla colluttazione. La condanna non basta a mettere pace, soprattutto, nel cuore in pezzi di Elvira Rocco, madre di Francesco Palmieri. La signora Roccogrida la sua sete di verità e giustizia: «Non è stata una tragica fatalità la morte di mio figlio - grida - Mio figlio è stato vittima di un omicidio volontario. Chi ha visto parli».

Per la donna Nicola Polito, suo nipote, avrebbe sparato di proposito contro il figlio. Una tesi sostenuta anche dai difensori della famiglia Palmieri nel corso del processo.

Una posizione che gli avvocati Giuseppe Monteleone e Antonio Porcelli si apprestano a riproporre in aula anche nel procedimento in cui è imputato Pasquale Evolo.