«Se c'è un reato di umanità mi dichiaro colpevole». È la chiosa finale della nota con cui l’assessore reggino ai Lavori pubblici, Giovanni Muraca, interviene sull’inchiesta Helios, che lo vede indagato con l’accusa di aver esercitato indebite pressioni su dirigenti e amministratori dell’Avr.


«ln merito all'avviso di garanzia che mi è stato notificato – scrive Muraca -, tengo a precisare che appena conoscerò gli atti dell'indagine darò il mio contributo di verità a questa vicenda per me particolarmente mortificante, soprattutto, perché si accosta il mio nome ad accuse di minacce che avrei formulato per tutelare, su richiesta di tanti, situazioni la cui straordinaria fragilità era nota a tutti. Ricordo solo che il mio interessamento per la integrazione sociale della Coop Rom fu invocato con forza da tutte le associazioni reggine del terzo settore affinché non si disperdesse I'opportunità che un lavoro onesto aveva dato a tante persone fragili, prigioniere in una condizione di grave marginalità. ll mio impegno pubblico, trasparente e limpido, fu all'epoca indirizzato a sostenere i lavoratori della Coop Rom 95 affinché potessero continuare a coltivare la possibilità di una vita libera e dignitosa. Sono straordinariamente colpito dall'accusa che mi viene rivolta, poiché distorce drammaticamente la realtà dei fatti che si sono consumati pubblicamente. Se c'è un reato di umanità mi dichiaro colpevole».


Secondo gli inquirenti, l’assessore avrebbe fatto pressione per «far prorogare il subappalto relativo al ritiro dei rifiuti ingombranti a domicilio in favore della Cooperativa Sociale ROM 1995 o, in alternativa, a riassorbirne almeno parte il personale mediante assunzione all'interno dalla società A.V.R. s.p.a. dopo che il rapporto contrattuale tra l'A.V.R. s.p.a. e la suddetta Cooperativa era cessato in data 1.01.2018 in ragione dell'aumento del canone richiesto dalla subappaltatrice, così ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere o comunque ad indurre le suddette persone offese a soddisfare le sue richieste sopra indicate, non riuscendo nel proprio intento per ragioni indipendenti dalla sua volontà ossia per il rifiuto delle suddette persone offese».


Inoltre, Muraca avrebbe cercato invano di «far reintegrare nel personale dell'A.V.R. s.p.a. i coniugi Laface Giuseppe e Sylva Marie Milene, lavoratori licenziati per giusta causa dalla suddetta società – scrivono i magistrati - soprattutto a causa di continue e prolungate assenze ingiustificate».

 

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