Sebbene la nostra cultura sia impregnata di stelle e strisce, spesso ci sfugge in maniera clamorosa la logica con cui il popolo degli States decide
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L’America è il paese che crediamo di conoscere meglio ma forse, in realtà, non lo conosciamo affatto. Sebbene la nostra cultura sia impregnata di stelle e strisce, spesso ci sfugge in maniera clamorosa la logica con cui il popolo americano decide. Degli americani conosciamo tutto, così pensiamo. Chi ha la fortuna e la possibilità di fare uno viaggio negli States, vivrà una strana sensazione di déjà vu: ogni cosa ci sembra già vista, già nota, già vissuta. Perché, in realtà, è così. L’abbiamo fatto in mille film, da quando i cowboy cavalcavano in bianco e nero e ammazzavano indiani nelle pellicole di John Ford, fino a Joker che scende ballando la scalinata tra Shakespeare Avenue e Anderson Avenue, nel Bronx, a New York. Sappiamo tutto e non sappiamo niente.
La sfida tra Kamala Harris e Donald Trump sembrerebbe facile da inquadrare. Da una parte una donna 60enne, progressista, schierata apertamente a favore dell’aborto che parla ai giovani e porta in alto i diritti delle minoranze e della comunità Lgbt; dall’altra un quasi 80enne reazionario, isolazionista, ferocemente sovranista e saldamente inquadrato negli stereotipi di genere del ‘900, secondo i quali le donne fanno le donne e i neri possono fare solo lavori da immigrati clandestini, che a loro volta mangiano cani e gatti.
In apparenza sembrerebbe una sfida generazionale: gioventù woke per Kamala, vecchi tradizionalisti destrorsi per Trump. Fuori dagli Usa appare fin troppo facile tracciare il solco tra i due, ma all’ombra dei grattacieli e nella sterminata periferia rurale americana è tutto molto meno scontato.
A parte Matteo Salvini - che d’altronde ha nel suo sterminato album fotografico anche un selfie nella Piazza Rossa con la maglietta di Putin che nel 2015, per lui, valeva più di due Mattarella – per la maggioranza degli europei la scelta sarebbe scontata. Ma probabilmente, chiunque vinca, l’America non sarà mai meno America.
Eppure le differenze sembrano abissali. Kamala Harris è un personaggio social, spopola su TikTok e ha visto schierarsi al suo fianco le star più popolari, da Taylor Swift, che soltanto su Instagram conta quasi 300 milioni di follower, a Beyoncé, passando per l’intramontabile Bruce Springsteen, il Boss.
Trump è principalmente un personaggio televisivo ed è con la tv che ha parlato alla sua base elettorale, quegli americani bianchi e sovrappeso che gli stereotipi del cinema ci restituiscono quasi sempre mentre mangiano mais e pollo fritto davanti alla tv o mentre fanno la spesa da Walmart con carrelli motorizzati.
Facile no? Da una parte i giovani e il futuro, dall’altra gli anziani rancorosi e il passato. E invece no. Non ci sono mai risposte semplici per questioni così complesse. A rendere tutto più intricato e difficile da interpretare c’è anche la persona più ricca del mondo, il visionario imprenditore che punta a conquistare Marte e incarna l’dea stessa di futuro ipertecnologico, Elon Musk, che su Trump ha messo la faccia, i suoi soldi e le sue insondabili ambizioni oligarchiche.
Insomma, l’America è un rebus sociologico e culturale che va studiato a fondo prima di poter dire di averlo risolto. Ma spesso, quando pensiamo di avere la soluzione, è già tempo di eleggere un nuovo presidente.